“La riforma è un’istanza fondamentalmente spirituale e costitutiva della Chiesa. Ci sono, d’altra parte, alcune strutture ecclesiali che invece di aiutare, possono ostacolare, oppure condizionare un dinamismo evangelizzatore”. Lo ha detto il vescovo di Albano e segretario del Consiglio dei cardinali, mons. Marcello Semeraro, intervenuto a Madrid, a un seminario internazionale su “Una Chiesa sinodale: da Paolo VI a Francesco”. Segnalando che Bergoglio “non si sente propriamente un ‘riformatore’”, il presule ha evidenziato come “il tema della riforma, tuttavia, compare subito in quel programma di ministero petrino che è l’esortazione Evangelii gaudium”. “Appare subito chiaro che la riforma ha per Francesco un’impronta missionaria”. Mons. Semeraro ha spiegato poi che “la riforma è la conversione missionaria” e ha richiamato la convinzione di Bergoglio che “questa riforma evangelica e missionaria della Chiesa ‘implica processi lunghi’, comprende l’attivazione del sensus fidei di tutti i credenti e a ogni livello, e si realizza attraverso ‘processi sinodali’”. Un’eco segnalata dal vescovo che la parola “riforma” suscita nell’animo di Francesco è “una riforma della propria vita”. “Francesco, quando parla di reformatio – ha spiegato il presule -, pensa a una riforma delle strutture ecclesiastiche: in primo luogo, però, guarda a una riforma che giunga a toccare la vita dei cristiani, sappia mutarla e trasformarla”. Infine, la vicinanza di Francesco all’idea maturata in Paolo VI. “Ciò che Montini criticava fortemente era un riformismo ‘estrinseco e polemico, semplicistico e facilone, frettoloso e iconoclasta’, al contrario è necessario avere a cuore ‘la riforma intellettuale e morale, la riforma interiore come fondamento del rinnovamento vero della Chiesa nel postconcilio’. Doveva essere la novità di vita inaugurata dal Vangelo”.
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