Pubblichiamo la lettera Di Pierluigi Addari, segretario S.O.S. Missionario
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Con la finezza di linguaggio che lo contraddistingue, il Ministro dell’Interno Salvini, volendo polemizzare anche con la Caritas, si chiede cosa faccia davvero questa istituzione, parlando addirittura di “mangiatoia della carità”.
Nel mirino ci sono tutti coloro che si occupano di poveri, bambini soli, disabili, carcerati, stranieri. Le mense e gli ostelli della Caritas e degli altri accoglienti diventano la «mangiatoia», le Case famiglia sono liquidate come «business», sul rilancio delle misure alternative al carcere e di recupero dei detenuti viene messa una pietra sopra, chi fa cooperazione sociale è denigrato come affarista e persino malavitoso, le organizzazioni umanitarie (le famose Ong…) sono trattate da nemici del genere umano e dell’ordine pubblico.
Però facendo questo gioco, che è un tornaconto biecamente elettorale, sta anche creando un danno al paese; assistiamo ad un capovolgimento di ciò che è buono e ciò che non lo è, alla demonizzazione della solidarietà, dell’accoglienza e dell’aiuto.
Stefano Zamagni, 76 anni, un economista italiano, già presidente dell’Agenzia per il terzo settore, apprezzato in tutto il mondo per i suoi studi in materia di economia civile e sociale, in una recente intervista ad “Avvenire” ha definito questo atteggiamento “aporofobia”, una parola greca che vuol dire disprezzo del povero. Per Zamagni, il disegno che sta prendendo forma è chiaro: è quello di una società civile che si vuole sempre più schiacciata tra le forze dello Stato e del mercato, nel nostro Paese, «è l’obiettivo non dichiarato di mettere sotto tutela gli enti del terzo settore», in termini sia di fondi da utilizzare (sempre di meno) che di progetti da realizzare. «Per questo – spiega – è necessario che i cattolici, a cui è legato in termini ideali il 70% delle organizzazioni attualmente presenti nella società civile e nel volontariato, non si tirino più indietro, si assumano le loro responsabilità e comincino a fare massa critica per poter incidere sulle scelte che davvero contano».
Non bisogna mai demonizzare le persone, ma è necessario rispondere con forza quando vengono messi in pericolo punti cardine della nostra società. Occorre opporsi a questo clima culturale, che ha sdoganato linguaggi violenti, che favorisce il diffondersi di atteggiamenti di disprezzo e derisione nei confronti di chi non appartiene al proprio “recinto” sociale e culturale, che sfociano in xenofobia, razzismo e antisemitismo….
Papa Francesco, rivolgendosi alla comunità cattolica bulgara, ha ammonito: “Vedere con gli occhi della fede” significa non aggettivare gli altri, non classificare “chi è degno di amore e chi no”, ma “cercare di creare le condizioni perché ogni persona possa sentirsi amata, soprattutto quelle che si sentono dimenticate da Dio perché sono dimenticate dai loro fratelli. Chi ama non perde tempo a piangersi addosso, ma vede sempre qualcosa di concreto che può fare”.