A spiegarlo, rispondendo alle domande dei giornalisti, è stato mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori, durante la conferenza stampa a conclusione dei lavori. Al numero otto delle Linee guida, di prossima pubblicazione, ha spiegato Ghizzoni, “ci sono le indicazioni operative sul rapporto con le autorità civili. In primo luogo c’è l’invito ad una maggiore disponibilità alla collaborazione, poi si entra in merito alla dinamica”. “Nel momento in cui arriva una denuncia, benché il Codice di diritto canonico non preveda un obbligo giuridico, abbiamo deciso di vincolarci ad un obbligo morale – ha annunciato Ghizzoni – attraverso la preparazione di un esposto da trasmettere all’autorità competente. Con alcune avvertenze: prima lo diciamo alla persona che viene a fare la denuncia, in modo che ci faccia una descrizione minimamente dettagliata dei fatti, poi lo scriviamo, lo sottoscriviamo, e il tutto diventa un esposto”. “Dopo la verifica immediata sulla verosimiglianza delle accuse, per scongiurare la possibilità di false accuse, tramite le persone competenti, per noi parte l’obbligo dell’indagine previa, dove vengono raccolti i vari elementi e comunicati alla Congregazione per la dottrina della fede, che darà disposizioni su come avviare o non il processo. Contemporaneamente, però, siamo chiamati anche a fare un esposto alla comunità civile”. Nel caso in cui la persona che ha fatto la segnalazione non voglia fare la denuncia, ha proseguito Ghizzoni, “chiediamo che l’opposizione alla denuncia sia scritta e debitamente documentata, oltre che ragionevolmente giustificata. In questo caso, facciamo l’esposto lo stesso”. “Abbiamo deciso di mettere le vittime al primo posto per tutelare l’interesse prioritario dei minori”, ha detto il vescovo a proposito dello “spirito” delle Linee guida, frutto di due anni e mezzo di lavoro e allo stato attuale “sperimentali”, cioè suscettibili di modifiche dopo una verifica delle modalità di attuazione da parte delle diocesi. Sul territorio, intanto, sono stati già nominati i referenti regionali per la tutela dei minori, che hanno chiesto a loro volta alle rispettive diocesi di nominare il proprio, in modo da formare sul campo “équipe di esperti che si facciano carico della prevenzione, dell’informazione e della formazione di tutti i nostri operatori”, già nella fase dell’accoglienza delle segnalazioni e delle prime verifiche. Promuovere un’opera di “sensibilizzazione” anche nelle parrocchie, per “favorire una cultura della prevenzione” tramite appositi percorsi indirizzati ai minori e ai loro genitori, tra gli impegni futuri.