CUPRA MARITTINA – Riportiamo qui l’interessante intervento che il parroco, Don Armando Moriconi, ha pronunciato prima dell’inizio del dibattito tra i candidati sindaco svoltosi presso il Cinema Margherita.
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Don Armando era una sorta di “padrone di casa” in quanto, lo ricordiamo, il cinema è Sala della Comunità parrocchiale di San Basso:
Come suggerito da evidenti ragioni legate al mio ministero, di fronte a qualsiasi consultazione elettorale ho sempre assunto una posizione di assoluta terzietà. E questa posizione sono fermamente deciso a mantenere: per nessuno di voi ho preso parte, né espresso alcuna posizione, e così – chiaramente – continuerò a fare.
Ciò, tuttavia, non significa essere indifferenti rispetto a ciò che accade: per questo sono qui; e anche per questo abbiamo messo a disposizione questo luogo, secondo un rigoroso principio di equità e di trasparenza. Benedetto XVI in un discorso del 2006 alla Curia Romana, ha detto: “Se ci si dice che la Chiesa non dovrebbe ingerirsi in questi affari allora noi possiamo solo rispondere: forse che l’uomo non ci interessa? I credenti, in virtù della grande cultura della loro fede, non hanno forse il diritto di pronunciarsi in tutto questo? Non è piuttosto il loro – il nostro – dovere alzare la voce per difendere l’uomo, quella creatura che, proprio nell’unità inseparabile di corpo e anima, è immagine di Dio?”.
“Forse che l’uomo non ci interessa?”. Da questo interesse, da questa passione, da questo gratuito amore per l’uomo deriva tutto. Dunque: nessuna ingerenza; nessuna confusione: si tratta solo di un amore per l’uomo, per la nostra gente: questo mi muove ad essere qui. Per inciso: la Chiesa conosce molto bene la distinzione tra ciò che le è proprio e ciò che è dello Stato: quando si dice “laicità” si pronuncia una parola nata e cresciuta nel Cristianesimo. “Alla struttura fondamentale del Cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio”. E la Chiesa sa bene che non è suo compito far valere politicamente questa o quella posizione, questa o quella dottrina. Semmai, “la Chiesa vuole servire la formazione di una coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base ad esse”.
A partire da questo, alla vigilia di nuove elezioni amministrative, desidero allora ribadire quei quattro pilastri che la Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre proposto alla valutazione di ciascuno: la dignità umana, la solidarietà, la sussidiarietà ed il bene comune. A questi solidi principi, a queste roccaforti, credo sia quanto mai necessario continuare a riferirsi. Ed occorre farlo nella considerazione che queste quattro colonne vanno tenute insieme, perché insieme stanno o cadono. La dignità della persona diverrebbe individualismo senza la costante attenzione al bene di tutti; così come la solidarietà cadrebbe nell’assistenzialismo senza quella forma di incoraggiamento e di tutela della geniale ed efficace iniziativa che nasce dal basso che prende il nome di sussidiarietà. Da qui, inizia a realizzarsi la giustizia come virtù pubblica per eccellenza, la quale non può che accompagnarsi all’amore, e particolarmente all’amore per la libertà.
Sì, l’amore. Per quanto possa suscitare disincantato scetticismo o, forse, cinica ilarità, tale riferimento all’amore riveste, oggi più che mai, un carattere di necessità e urgenza. È ancora il Papa Emerito a ricordarlo: “Il tempo di crisi che stiamo attraversando ha bisogno, oltre che di coraggiose scelte tecnico-politiche, di gratuità. (…) La «città dell’uomo» non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. (…) A quanti vogliono collaborare al governo e all’amministrazione pubblica, Sant’Ambrogio richiede che si facciano amare. Nell’opera De officiis egli afferma: «Quello che fa l’amore, non potrà mai farlo la paura». (…) Così, la politica è profondamente nobilitata, diventando una elevata forma di carità”.
Ecco: credo sia assolutamente indispensabile rintracciare in questi punti cardinali il cuore e la radice del nostro popolo (come anche la verità ed il fondamento della comune casa europea, per cui anche siamo chiamati ad esprimerci col nostro voto); e credo che solo a partire da qui sia effettivamente possibile ritrovare la ragione di un passo nuovo e positivo e operativo dentro la realtà. Abbandonando, se ve ne sono, posizioni di sterile indignazione, di disimpegnata indifferenza o di violenta polemica (che non riconosce la dignità del contendente, che fa dell’avversario politico un nemico da screditare e, se possibile, da distruggere), credo che su questi caposaldi ciascuno sia chiamato a confrontarsi e che essi rappresentino l’unico terreno di fecondo incontro e di costruttivo dialogo con chiunque; chiunque abbia realmente a cuore, senza pregiudizi e ideologiche precomprensioni, il bene di tutti e di ciascuno.