L’ultima caratteristica del santo contemporaneo che il Papa raccomanda è la capacità di preghiera: “la santità è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione” (GE 147) Si tratta di una costante dimensione orante che corrisponde al bisogno di essere sempre in contatto con Dio e comunicare con Lui. Secondo l’insegnamento di mistici come San Giovanni della Croce questo atteggiamento di preghiera si può vivere anche nel mentre si svolgono le attività ordinarie, ma il Papa pensa anche a momenti di solitudine con Dio, dedicati solo a Lui, in cui si apre il cuore a tu per tu con il Signore e si fanno tacere tutte le voci per ascoltare solo la Sua che risuona nel silenzio (cfr. GE 149) In questi momenti si vive il vero discernimento e si può capire se le nostre decisioni sono secondo il Vangelo o soltanto “decorazioni” che lo ricopriranno e lo soffocheranno. Ci poniamo alla presenza del Signore – ci chiede il Papa – e ci lasciamo guardare da Lui? Sono momenti preziosi che servono per rigenerarci e alimentarci alla fonte dell’amore. Senza il quale invano possiamo sperare di trasmettere tenerezza e testimoniare con le nostre parole l’amore che a nostra volta abbiamo ricevuto. La preghiera non è mai evasione dal mondo ma un modo per assumerlo più pienamente. Essa è sempre ricca di memoria della nostra storia, si fa carico delle nostre croci ed è il canale per la gratitudine per tutti i benefici ricevuti. Spesso è supplica, “espressione del cuore che confida in Dio e sa che non può farcela da solo” (GE 154). Il Papa mette in guardia da “pregiudizi spiritualisti” che criticano la preghiera di richiesta: essa ha un suo valore, soprattutto se sappiamo farci portatori delle angosce e dei desideri dei fratelli, immedesimandoci pienamente in essi. La preghiera è silenzio, ma anche canto, lode e soprattutto lettura orante della Parola che ha il suo culmine nell’Eucarestia. E noi? Le famiglie per il semplice fatto di essere minimo in due sembrerebbero esentate o tagliate fuori dalla preghiera che può credersi terreno solo individuale. In realtà non è così, se nulla sostituisce il silenzio a tu per tu con Dio, anche la coppia può sintonizzarsi sul canale del dialogo con il Signore. Abbassando le proprie barriere, i propri schemi, cercando di trovare un ritmo comune la preghiera giaculatoria, l’ascolto della Parola di Dio e perfino il silenzio possono essere condivisi dal marito e dalla moglie che dovrebbero cercare di ritagliarsi quotidianamente o settimanalmente degli spazi in cui cimentarsi in questo esercizio dello spirito. Potrebbe essere l’appuntamento con le letture della domenica, lette e meditate in un tempo nel corso della settimana; potrebbe essere una preghiera verbale prima di uscire la mattina, anche solo una breve benedizione reciproca e quando possibile una pausa insieme davanti al Santissimo. E con i figli? Chiaro che dipenda dalle loro età, ma se avete figli che ancora non sono maggiorenni e che sono abituati ad assecondare le vostre iniziative (ci sono adolescenti che per principio contesterebbero qualunque input genitoriale), ci sono due aree che possono dimostrarsi feconde per provare almeno un accenno di preghiera in famiglia. L’orazione sulla tavola a pranzo e cena, spesso affidata al più piccolo della casa, può essere occasione per ringraziare dei doni e fare memoria degli impegni della giornata, mettendosi in relazione con il Signore in modo semplice ma incisivo. Il secondo spazio che può utilizzarsi è quello dei viaggi in automobile dove distribuendosi le parti e i misteri la famiglia può recitare il rosario e vivere con genuinità per un breve lasso di tempo un momento di piccola chiesa. In mille altri modi e forme la fantasia potrà far cimentare in preghiera le famiglie, quello che conta è sentire il bisogno di questa alimentazione spirituale perché davvero “non di solo pane vive l’uomo” ed è quello che sperimentano tutte le famiglie cristiane nel momento in cui la spesa è fatta eppure non basta.
0 commenti