RIPATRANSONE – «Non è soltanto una presenza di mura ma ha un valore simbolico ed ecclesiale. Simbolico perché rappresenta una comunità; ed ecclesiale, molto profondo, perché è segno della presenza del Signore in mezzo a noi. E’ Dio che prende dimora nelle nostre contrare, nei nostri paesi e resta con noi». Con queste parole, il vescovo Carlo Bresciani ha centrato il senso della riapertura al culto della chiesa di Santa Maria Ausiliatrice: in zona Trivio. Il luogo sacro era inagibile dall’ottobre del 2016, causa danni provocati dal terremoto. Dopo attenti lavori di consolidamento e abbellimento architettonico (finanziati interamente con fondi diocesani e con un contributo della comunità locale) la chiesa è tornata “operativa” nella serata di venerdì.
A presiedere la cerimonia di riapertura c’era direttamente il vescovo Carlo, il quale ha simbolicamente spalancato il portone, per poi procedere all’interno insieme ad altri sacerdoti, autorità locali, membri della Confraternita Madonna di San Giovanni e, soprattutto, tantissimi fedeli di tutte le età. In prima fila tra i banchi, il sindaco Alessandro Lucciarini, la presidente del consiglio comunale, Dalila Cicchi e l’assessore Stefania Bruni . Insieme con l’attuale amministratore parrocchiale, Don Luis Sandoval, c’erano anche i sacerdoti Nicola Spinozzi, Tommaso Capriotti, Gianni Croci, Guido Coccia e Padre Aro: tutti in qualche modo legati a Santa Maria Ausiliatrice.
Legatissimi alla propria chiesa sono i residenti del Trivio, i cui sentimenti sono stati riassunti dalle parole di Giovanni Matricardi il quale, accogliendo il vescovo, ha fatto un sommario excursus: «Eccellenza, è con grande gioia che la nostra comunità La accoglie per la riapertura di questa chiesa parrocchiale, che dopo il consolidamento e la riapertura delle nicchie e delle finestre assomiglia di più a quando è stata costruita, nel 1908, con i materiali delle demolizioni della chiesa di San Gregorio posta nell’omonima contrada e quella della Natività della Beata Vergine Maria che si erigeva in prossimità dell’incrocio Trivio-Gozzana. Una curiosità: nella nuova costruzione, oggi vediamo le grate costate 21 lire e la campana: 109 lire. Il 1 febbraio 1939 è stata eretta parrocchia da monsignor Ferri, con il titolo di Santa Maria Ausiliatrice. Il primo parroco fu Don Antonio De Angelis. Quest’anno quindi ricorre l’ottantesimo anno dall’istituzione. Nel 1944 fu arricchita con un Battistero costato 12.500 lire e nel 1945 con il tabernacolo costato 4.500 lire, che oggi abbiamo riposizionato».
Matricardi ha poi sottolineato come non è la prima volta che Santa Maria Ausiliatrice si trova a dover fare i conti con i danni causati dal sisma: «Il terremoto del 1944 ha divelto la vela campanaria ed è stata sostituita con una struttura di ferro fino al 1968, quando fu tolta anche quella e sostituita con delle trombe-diffusori con giradischi e nel 1980 con il sistema Beltron, fino o oggi. Nel 2016 è stata riposizionata la vela campanaria con la campana originaria elettrificata. Nel ’68 la chiesa subì un restauro post-conciliare e dico subì perché oltre alla giusta apertura dell’arco ed il posizionamento dell’altare verso l’assemblea, purtroppo furono chiuse anche le finestre e le nicchie dei santi. Nel 2008 venne realizzato un consolidamento poco fruttuoso, col pavimento che si è subito avvallato. Ed oggi quello che vediamo, con la vela campanaria, le nicchie e le finestre riaperte, il posizionamento del vecchio tabernacolo secondo le nuove norme e tutto questo grazie ai fondi accordati dalla Curia ed alla partecipazione del comitato Festa e della Parrocchia, come anche negli anni 44 e 45. Questo dimostra un forte attaccamento alla nostra chiesa. Attaccamento quasi morboso suscitato da Don Ubaldo Grossi di cui proprio in questo periodo ricorre il 32esimo anniversario di morte. Lui ci diceva sempre, nei primi consigli pastorali: “Io passerò ma voi rimarrete e solo se sarete protagonisti sopravviverete”».
Un concetto ripreso ed esaltato dal vescovo Carlo nella sua omelia durante la quale, come detto, ha illustrato il senso profondo della chiesa che riapre: «E’ Dio che prende dimora nelle nostre contrare, nei nostri paesi e resta con noi. Per essere quel Dio di amicizia di cui ci parlava in Vangelo. Non una presenza qualsiasi, ma una presenza di amicizia». Il riferimento è al passo delle Scritture letto poco prima. Un frammento del Vangelo secondo Giovanni che riportava le parole dette da Gesù Cristo ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere».
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