“Il Rinnovamento carismatico non ha l’esclusività dello Spirito Santo, è la Chiesa ad averla. Siamo figli della Chiesa e vogliamo servirla dove il Signore ci ha posto, nell’umiltà”. Così Jean-Luc Moens, professore belga nominato primo moderatore di Charis, tratteggia il profilo del Catholic Charismatic Renewal International Service che, in occasione della Pentecoste, diventa operativo a tutti gli effetti. In questi giorni 650 leader del movimento carismatico prevenienti da 69 Paesi si sono ritrovati in Vaticano, nell’Aula Paolo VI, per una conferenza internazionale. Domani incontreranno Papa Francesco.
Professore, a Pentecoste entrerà in vigore lo statuto di Charis. In che cosa consiste questo servizio del Rinnovamento carismatico cattolico, istituito per volontà di Papa Francesco?
Il desiderio di Charis è di fare comunione. Ci sono tanti servizi già esistenti, un po’ dappertutto nel mondo. Facendo conoscere le realtà che esistono, gli uni potranno aiutare gli altri. A questo si aggiungerà la formazione per il leader del movimento carismatico. E poi abbiamo una commissione teologica che lavorerà per esempio su come possiamo vivere un vero ecumenismo.
Da mons. Miguel Delgado del Dicastero per i laici, famiglia e vita, siamo stati paragonati ad un’area di servizio, un luogo dove un’automobile che viaggia in autostrada può fermarsi in caso di necessità – e i servizi offerti sono diversi – o andare oltre proseguendo la marcia.
Quale missione vi è stata affidata e quale sentite di dover svolgere?
La missione è chiara.
Il Papa ci chiede tre cose importanti che si riassumo in una quarta. Si tratta della diffusione del Battesimo nello Spirito Santo, dell’unità dei cristiani, e del servizio ai poveri. Tre dimensioni che sono a servizio dell’evangelizzazione.
Dimensioni non nuove nella vita della Chiesa. Ci aiuta a capire la novità di quanto vi è stato chiesto?
Innanzitutto ci è affidato il compito di far conoscere il Battesimo nello Spirito Santo a tutta la Chiesa: il Papa è convinto che questa esperienza è per tutti, non è che sia riservata ad una parte dei cristiani. Si tratta di vivere la pienezza del Battesimo. Tutti i battezzati sono chiamati a vivere questa vicinanza allo Spirito Santo che hanno ricevuto nel Battesimo. Poi c’è l’unità dei cristiani: il Papa è convinto che il Battesimo nello Spirito Santo ha creato una “corrente di grazia” che è ecumenica. È più larga della sola Chiesa cattolica, tocca gli evangelici, i pentecostali… Addirittura, i cattolici non sono stati i primi a ricevere questa esperienza. Questa “corrente di grazia” è un luogo di comunione, di unità tra cristiani. Il terzo impegno è il servizio ai poveri:
sappiamo bene che Papa Francesco è vicino ai poveri, ripete sempre che si deve toccare i poveri. Lo Spirito Santo è uno spirito di amore. E se l’abbiamo veramente ricevuto allora si deve vedere attraverso il fatto che ci amiamo gli uni gli altri e abbiamo una predilezione verso i poveri.
Il tutto orientato all’evangelizzazione…
I tre elementi appena descritti si radunano in una spinta ad evangelizzare, perché
non c’è evangelizzazione senza carismi, senza la potenza dello Spirito Santo.
L’unità dei cristiani è una necessità dell’evangelizzazione e, evidentemente, se vogliamo che chi vive al nostro fianco possa capire che Dio è amore, lo dobbiamo mostrare negli atti, servendo i poveri.
In questi giorni (6 e 7 giugno) state vivendo in Vaticano una conferenza mondiale con centinaia di leader-servitori del Rinnovamento carismatico. Cosa sta emergendo?
Sicuramente la gioia della comunione. Ci sono leader che servono il Rinnovamento carismatico da anni ma non sempre sono stati uniti. Non che fossero l’uno contro l’altro, semplicemente non si conoscevano. Adesso hanno capito che fanno parte di un’unità, della stessa “corrente di grazia” e questo dà una gioia davvero bellissima. Proprio oggi fratelli cristiani di altre denominazioni ci hanno detto che “per noi essere in contatto con voi ci ha arricchito e, nella ‘corrente di grazia’ la comunione ci arricchisce”.
In questo momento storico pensa che sia più difficile fare passi per una maggiore comunione?
Credo che i cambi siano sempre difficoltosi. Nel nostro caso, Charis è voluto dal Papa e contestualmente cessano d’esistere la Catholic Fraternity (Fraternità cattolica delle Comunità carismatiche di alleanza) e l’Iccrs (International Catholic Charismatic Renewal Services). Non è facile ma, anche attraverso questa conferenza, abbiamo capito che
siamo in un momento storico nel quale la Chiesa riconosce l’importanza della “corrente di grazia” e del Rinnovamento carismatico. Ieri, il card. Kevin Farrell ha detto che “la Chiesa ha bisogno del Rinnovamento carismatico”. Non avrei mai immaginato di sentire una sentenza simile.
Un bel riconoscimento ma anche una chiamata all’impegno, non è così?
Siamo convinti che c’è un tempio nuovo anche in una Chiesa che soffre, nella quale ci sono i problemi che tutti consociamo. Chi ci salverà da tutto questo? La stessa persona che ci ha portato qui, lo Spirito Santo. Solamente lui può salvarci, farci uscire da tutti questi problemi. Perché è lui che guida la Chiesa. Una Chiesa che riconosce i carismatici, che a volte sembrano un po’ pazzi e che hanno la reputazione di essere emotivi o di vivere in superficie. La Chiesa scopre che ci sono frutti solidi e importanti. E li vuole per lei.
Domani incontrerete Papa Francesco. Cosa gli direte e cosa vi aspettate vi dirà?
A lui ribadiremo la nostra disponibilità e la nostra fedeltà a seguire ciò che ci ha chiesto. Vogliamo metterci al servizio della Chiesa per ciò che la Chiesa ci chiede. Il mio impegno e quello del Servizio internazionale di comunione (una sorta di consiglio di Charis) è quello di obbedire al Papa. Relativamente a quello che ci dirà, credo che
la parola di Papa Francesco sarà come una chiave che aprirà la Chiesa ancora più largamente all’esperienza del Battesimo nello Spirito Santo
per far sì che sacerdoti e vescovi capiscano che la “corrente di grazia” del Rinnovamento carismatico è a loro disposizione per evangelizzare con loro.
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