Più di un minore su due in Argentina può essere considerato povero. Quasi uno su tre non riesce a soddisfare esigenze di base. Uno su dieci vive in indigenza. Il 13% soffre la fame e va a letto alla sera senza cena. Sono i numeri snocciolati dagli esperti dell’Osservatorio del disagio sociale dell’Università Cattolica argentina (Uca). Il rapporto presentato ieri riguarda l’infanzia e la diseguaglianza. I dati fotografano una situazione in peggioramento rispetto ai precedenti rilevamenti. In qualche caso, i numeri sono i più negativi della serie “storica” delle indagini portate avanti dall’Osservatorio. Una situazione preoccupante per due motivi: perché i minori sono una parte fragile e preziosa della società; e perché risulta con chiarezza che minori poveri sono la conseguenza di famiglie povere. Un disastro sociale, che vede “i minori come principali vittime”, del quale “i politici devono farsi carico”, ha ammonito il coordinatore dell’Osservatorio, il sociologo Agustín Salvia.
Aumentano indigenza, fame e violazioni dei diritti. Lo studio, coordinato dalla ricercatrice Ianina Tuñon, prende in esame la situazione di otto diritti dei minori: all’alimentazione, alla salute, alla vita in un ambiente dignitoso, alla sussistenza, a spazi e processi educativi e di socializzazione, all’informazione, all’istruzione, alla tutela rispetto al lavoro minorile. Il rischio di carenza alimentare è cresciuto del 35% nell’ultimo biennio, il 29,3% non soddisfa le esigenze alimentari per problemi economici, il 13% vive direttamente l’esperienza della fame. Si tratta dei numeri peggiori del decennio.
Due bambini o adolescenti su dieci non hanno avuto accesso a visite mediche, oltre il 40% non hanno potuto fare una visita dentistica. Quattro minori su dieci (quasi 6 nella zona di Buenos Aires) hanno vivono in abitazioni senza acqua potabile o fognature.
Quasi 4 bambini su 10 sotto i 12 anni non hanno mai sentito raccontare una storia o leggere una favola, 6 su 10 non possono fare sport, oltre 8 non hanno possibilità di coltivare un’espressione artistica. Praticamente la metà dei minori non ha accesso a internet nella propria abitazione. Di contro, oltre 4 milioni di ragazzi, su un totale di 6 milioni e mezzo, sono davanti alla tv o ai videogiochi per oltre due ore al giorno, senza fare attività fisica. Il 15% svolge lavori domestici intensivi equiparabili a lavoro infantile. Insomma, ha commentato Ianina Tuñon, “la situazione di crisi colpisce ancora una volta maggiormente i minori” e la cosa dev’essere portata a conoscenza di “coloro che elaborano le politiche pubbliche”.
Nelle “villas” di Buenos Aires la presenza della Chiesa. La situazione è ancora peggiore nelle grandi periferie urbane, soprattutto di Buenos Aires, nelle cosiddette “villas miserias”, dove la povertà monetaria coinvolge il 63% dei minori e il livello di indigenza supera il 15%. Un dato che non sorprende padre Adrián Bennardis, responsabile per l’infanzia e l’adolescenza a rischio dell’arcidiocesi di Buenos Aires, cura villero, cioè sacerdote in servizio pastorale nelle villas, i quartieri poveri periferici di Buenos Aires. Parroco dell’Immacolata a Villa Soldati, nella sterminata periferia bonarense, padre Adrián non ha bisogno delle ricerche sociologiche per sapere che la situazione sta peggiorando. Basta e avanza il suo “osservatorio” in prima linea. “Da due anni – spiega al Sir – la crisi è sempre più grande. Aumenta il numero di chi si rivolge a noi per gli alimenti. Nella mia piccola parrocchia aiutiamo 170 famiglie”. La situazione dei minori impatta pesantemente in zone dove i minori di 17 anni costituiscono il 47% della popolazione. Il sacerdote è colpito da uno dei dati rilevati dall’Uca:
“Nella periferia di Buenos Aires il 13,8% dei minori va a letto senza cena. Ma non dobbiamo dimenticarci che se non può mangiare il bambino, già da tempo non mangiano neppure i genitori. Affrontare il problema dei minori significa affrontare quello della famiglia, che a sua volta dipende dalla tragica mancanza di lavoro. Perciò, se si vuole cambiare questa situazione, bisogna fare scelte economiche che aiutino l’occupazione”.
Di fronte a questa situazione, risalta in positivo l’attività dei curas villeros. Un’opera pastorale e di promozione umana che parte proprio da quei diritti così spesso negati, che il rapporto dell’Osservatorio ben delinea. “Esemplifichiamo la nostra attività con una tripla ‘C’, cui se ne è aggiunta una quarta. Le tre parole sono Capilla, Club e Colegio. Capilla come parrocchia e attività pastorale e formativa tradizionale; Club come l’attività sportiva e ricreativa: da noi ci sono 600 bambini iscritti che praticano gratuitamente otto sport. Colegio come scuola, una presenza garantita, anche in questo caso gratuitamente, dalla Chiesa”. Insomma, senza la Chiesa in queste zone ci sarebbe il deserto. Ma prevenire con le tre ‘C’, purtroppo, non è sufficiente. Occorre anche “curare”. Ecco allora i Centros barriales Hogar de Cristo, “dove ospitiamo i ragazzi che hanno problemi di dipendenze. Una scelta fatta 11 anni fa, dentro una pastorale che vuole essere di ascolto e vicinanza”.
L’appello del Nobel Pérez Esquivel. Come è accaduto sabato scorso, quando oltre mille persone hanno partecipato alla giornata #NoMásChicosDescartables, “Mai più ragazzi oggetto di scarto”, coincisa con il secondo Festival di arte giovanile dei quartieri. Padre Bennardis è stato uno degli organizzatori. Nell’occasione il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, che ha detto: “Per cambiare questa situazione di violazione dei diritti di bambini e giovani, mancanza di rispetto per i trattati internazionali, dobbiamo essere ribelli di fronte all’ingiustizia, ribelli per cambiare la realtà. Serve una ribellione delle coscienze”.
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