DIOCESI – Sabato 8 giugno presso la Cattedrale Santa Maria della Marina si è svolta la veglia di Pentecoste presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani, concelebrata da numerosi sacerdoti della diocesi e che ha visto la presenza di tantissimi fedeli laici, soprattutto legati a movimenti e associazioni.
In apertura, poco prima dell’inizio della liturgia, Don Gianni Croci ha letto un breve testo introduttivo alla Veglia: “Con Cristo costruttori di ponti! Come indicato dal nostro Sinodo diocesano, questa sera ancora una volta diamo concretezza alla comunione, radunandoci insieme attorno al nostro Vescovo. Siamo qui ringraziare il Signore, che ci ha accompagnato con il suo Spirito, nel cammino di questo anno pastorale.
Ci siamo impegnati a vivere la bellezza del relazionarci fraternamente: ci abbiamo provato, non sempre ci siamo riusciti – è come ricostruire il ponte di Genova – ci vuole tempo e purificazione del fuoco dello Spirito Santo. Ma tanti sono stati i doni di Dio! Per questo diciamo grazie!
Le relazioni avvengono mettendo in campo tutti i sensi: è quanto vogliamo fare in questa celebrazione! Coinvolgiamo la vista per contemplare quanto il Paraclito ha compiuto in mezzo a noi, l’udito per ascoltare abbondantemente la voce del Signore, il gusto per assaporare il pane del cielo e imparare a condividere quello quotidiano, il tatto per toccare il Cristo nei fratelli specie sofferenti, l’olfatto per sentire il profumo di Gesù e spanderlo in tutto il mondo.
Invochiamo lo Spirito Santo perché possiamo abbattere i muri e costruire ponti.”
su uno schermo montato per l’occasione al centro del presbiterio, proprio davanti all’altare, è stato proiettato un video che ha ripercorso i momenti più importanti di questo anno pastorale, attraverso il quale lo Spirito Santo ha continuato a costituirci come membra unite al Corpo di Cristo.
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Una volta che il clero diocesano ha preso posto sul presbiterio, è iniziata la Liturgia della Parola tutta incentrata sulla presenza e sull’azione dello Spirito Santo. In modo analogo a quanto avviene durante la Veglia di Pasqua, sono stati proclamati brani della Scrittura, cantati dei salmi e lette delle orazioni. Il canto del “Gloria” ha poi introdotto alla celebrazione eucaristica.
Riportiamo per intero le parole del Vescovo Carlo: « Lo Spirito è il legame d’amore tra il Padre e il Figlio e il vincolo di unità nella Trinità. Il Padre nello Spirito ama e genera il Figlio; il Figlio nello Spirito ama il Padre e compie la sua volontà. Gesù, nutrendosi dell’amore del Padre, fa della sua volontà il suo cibo, l’alimento della sua vita. Dio è amore e il Figlio vive dell’amore del Padre, l’amore per il Padre è la sua stessa vita. Lo Spirito dell’amore è il dolcissimo legame che fa sì che l’unità non sia vincolo che costringe e mortifica, ma linfa di eterna e feconda rigenerazione che si riversa creativa sull’umanità intera.
In questa solenne veglia di Pentecoste, invochiamo questo Spirito che è vincolo di unità e di amore: lo sia nella Chiesa e nel mondo, lo sia nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, lo sia là dove incomprensioni e egoismi introducono divisioni e lotte fratricide; lo sia sempre di più tra di noi che già ci riconosciamo uniti nell’unica fede e nell’unica Chiesa.
Alzo lo sguardo e mi domando quale possa essere il cammino di ogni comunità umana, ecclesiale o laicale che sia, se non un cammino verso una sempre maggiore unità dentro la complessità delle relazioni e degli interessi di parte. Un cammino certamente laborioso, non privo di fatiche, che richiede la pazienza di un lavoro umile, spesso nascosto, di tessitura di relazioni dentro le tante difficoltà e ricchezze che ogni diversità comporta. Senza questo paziente cammino di ciascuno di noi che si lascia guidare dallo Spirito, le contrapposizioni nel mondo non possono che aumentare e rendere sempre più debole la speranza di un mondo migliore e di una Chiesa migliore.
In questa veglia abbiamo voluto mettere l’accento sui cinque sensi umani che entrano in gioco e che dobbiamo lasciar guidare dallo Spirito, affinché diventino non ostacolo, ma ponte verso l’incontro con Dio e con l’altro. Possiamo considerare questi cinque sensi come la nostra umanità che si manifesta a noi nella sua concretezza, ricca di potenzialità per un incontro con Dio e con l’altro tutt’altro che astratto e intellettualistico. Essi sono le finestre che ci aprono a Dio e al mondo e che permettono al mondo e a Dio di entrare nella nostra vita. Finestre che possono riversare il peggio di noi sugli altri o che possono donare il meglio di noi. Finestre che possono aprirsi a cogliere il mistero della vita e di Dio o che possono chiudersi in un desolante egocentrismo il cui esito inevitabile è la solitudine e l’insoddisfazione di sé e del mondo intero.
Abbiamo bisogno dello Spirito che come acqua fresca su un terreno arido ridesta la vita che è nascosta nella terra e aspetta di essere risvegliata per donare a tutti i suoi fiori e i suoi frutti.
Lasciamoci inebriare da questo Spirito, perché la nostra stessa vita rifiorisca di nuovo entusiasmo, perché possiamo cogliere le grandi opere che Dio va già compiendo dentro la nostra Chiesa diocesana e ne possa compiere ancora di più grandi. I nostri occhi siano aperti non solo su ciò che ancora manca al nostro cammino, ma anche su ciò che Dio ha già compiuto e sta compiendo giorno per giorno.
Lasciamoci inebriare dallo Spirito, perché i nostri orecchi si aprano all’ascolto di ciò che Dio dice alla nostra Chiesa e che essa dice, come maestra di vita in Cristo, in suo nome a noi. È lo Spirito di Cristo risorto che ci guida alla verità intera e ci fa comprendere quanto lui, Gesù, ci ha insegnato e ci insegna con il suo Vangelo.
Lasciamoci inebriare dallo Spirito, per cogliere il buon profumo di Cristo che si spande
dalla santità umile, semplice e quotidiana, dai “santi della porta accanto” che ci sono in ogni nostra comunità. Sono essi che fanno profumare la nostra Chiesa e la rendono attraente spandendo silenziosamente il buon profumo della vita vissuta in Cristo.
Lasciamoci inebriare dallo Spirito, perché possiamo gustare il sapore del corpo spezzato e del sangue di Cristo versato per noi e perché, attraverso di noi, il mondo abbia la vita e l’abbia in abbondanza.
Lasciamoci inebriare dallo Spirito, perché le nostre mani divengano sempre più mani che si aprano all’incontro con l’altro capaci di donare pace, aiuto e sostegno e siano sempre meno mani avide di prendere e di catturare solo per sé.
I sensi della nostra vita sono un grande e prezioso dono di Dio: con essi, infatti, possiamo aprirci al mistero di Dio che si compie in noi, negli altri e nel mondo intero; oppure aprirci al mistero del male che spegne la fecondità dello Spirito in noi e ammorba le relazioni con contrapposizioni, violenze e odio che possono arrivare fino alla guerra vera e propria. Noi, nella liturgia e nella vita, celebriamo Dio con tutti i nostri sensi, ma con essi possiamo anche rifiutare la sua presenza in noi, nella Chiesa e nel mondo.
Mi piace pensare allo Spirito come alla luce: essa non cambia le cose, le illumina e in tal modo mette in risalto il loro colore, la loro bellezza e ce le fa apprezzare. Lo Spirito di Dio mette in risalto davanti ai nostri sensi la bellezza delle cose di Dio, ce le fa apprezzare e amare e scalda i nostri cuori perché possano essere sempre più attratti da esse.
Abbiamo un grande bisogno di questa luce che ridà vita a ciò che in sua mancanza sembra morto. Per questo con piena convinzione preghiamo: “Vieni santo Spirito riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”».
Al termine della celebrazione, il vescovo ha rinnovato il mandato, mentre 5 religiose hanno cosparso per l’intera chiesa il profumo dell’incenso.