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L’ira di Dio si scatenerà sui responsabili di quei Paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare queste guerre. Questa ipocrisia è un peccato”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, ricevendo in udienza, nella Sala del Concistoro, i partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco) in occasione della loro plenaria.

“Se sono insensibili i cuori degli uomini, non lo è quello di Dio, ferito dall’odio e dalla violenza che si può scatenare tra le sue creature, sempre capace di commuoversi e prendersi cura di loro con la tenerezza e la forza di un padre che protegge e che guida”, ha assicurato il Papa: “Ma anche tante volte penso all’ira di Dio, che si scatenerà sui  responsabili di quei Paesi che parlano di pace e vendono le armi per fare queste guerre. Questa ipocrisia è un peccato”. Francesco ha esortato i presenti a mettersi “in ascolto del grido di molti che in questi anni sono stati derubati della speranza: penso con tristezza, ancora una volta, al dramma della Siria e alle dense nubi che sembrano riaddensarsi su di essa in alcune aree ancora instabili e ove il rischio di una ancora maggiore crisi umanitaria rimane alto. Quelli che non hanno cibo, quelli che non hanno cure mediche, che non hanno scuola, gli orfani, i feriti e le vedove levano in alto le loro voci”. “Un pensiero insistente mi accompagna pensando all’Iraq, dove ho la volontà di andare il prossimo anno – ha annunciato il Papa –  perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali”. “E non dimentico l’Ucraina, perché possa trovare pace la sua popolazione, le cui ferite provocate dal conflitto ho cercato di lenire con l’iniziativa caritativa alla quale molte realtà ecclesiali hanno contribuito”, ha proseguito il Santo Padre, che a proposito della Terra Santa ha auspicato che “il recente annuncio di una seconda fase di studio dei restauri del Santo Sepolcro, che vede fianco a fianco le comunità cristiane dello Statu quo, si accompagni agli sforzi sinceri di tutti gli attori locali ed internazionali perché giunga presto una pacifica convivenza nel rispetto di tutti coloro che abitano quella Terra, segno per tutti della benedizione del Signore”.