Confesso che commentare le tracce della maturità è compito tutt’altro che facile, a cominciare dal fatto che si fatica a orientarsi tra le mille informazioni che escono in proposito.
Facendo ordine: anzitutto le tracce sono sette. E cioè due per la tipologia A (analisi di un testo in prosa o poesia scritto da un autore vissuto dall’Unità d’Italia a oggi), tre per la tipologia B (testo argomentativo, che sostituisce il saggio breve) e due per la tipologia C (tema d’attualità).
Per la tipologia A sono stati suggeriti i testi di due autori come Ungaretti e Sciascia, mentre per la tipologia B, quella che riguarda l’analisi e produzione di un testo argomentativo gli studenti hanno potuto scegliere tra un brano di Corrado Stajano, sull’”Eredità del Novecento”, uno di Tommaso Montanari su “l’uso del futuro”, oppure uno di Fernbach, da “L’illusione della conoscenza”.
Infine la Tipologia C, cioè il tema di attualità ha proposto due tracce: la prima chiede agli studenti di scrivere un tema a partire da un testo del prefetto Luigi Diana, scritto in occasione del trentesimo anniversario dell’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il generale e prefetto, vittima della mafia, ucciso insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo in via Carini, a Palermo, il 3 settembre del 1982. La seconda traccia invece è una riflessione sullo sport e la storia a partire da un articolo di Cristiano Gatti, incentrato su Gino Bartali, campione di ciclismo noto anche per aver infilato nel telaio della sua bici documenti falsi che consegnava agli ebrei per salvarli dai campi di sterminio.
Si può naturalmente commentare in vario modo, magari addentrandosi nei dettagli delle richieste delle diverse prove della maturità. Qui però vale la pena di raccogliere una suggestione che viene guardandole quasi a volo d’uccello, dall’alto, insieme. Si coglie quasi il suggerimento – o la necessità – che i nostri ragazzi si facciano sempre più “parte” del mondo in cui vivono. Attraversiamo a volte generazioni sconnesse per troppa connessione, cioè ragazzi e giovani immersi nel “particolare” del proprio interesse, fisicamente isolati da auricolari invadenti e smartphone onnipotenti.
La scuola, invece, anche con i temi di maturità, chiede loro di aprire occhi e orecchie, di alzare lo sguardo. Per contemplare o lasciarsi rapire dalle suggestioni poetiche di un “Porto sepolto” che è metafora della ricerca di sé, o dall’intrigante trama di Sciascia che disegna complessità e misteri di una realtà a diversi piani. Ma anche per riflettere con lucidità sul presente, sul rapporto tra cultura, storia e futuro, su coscienza e conoscenza in un tempo in cui entrambe inciampano nelle “fake”.
Forse però la suggestione più forte viene dalle provocazioni di attualità e dall’accostamento – casuale? – di due personaggi che paiono diversissimi tra loro ma in fondo portano a una meta comune. Il generale Dalla Chiesa ucciso dalla Mafia apre alla considerazione di una stagione della nostra storia italiana ricca di tragedie e pure di impegno civile. Bartali, il Gino, ciclista e campione di umanità, quell’impegno civile lo traduceva in gesti semplici e difficilissimi allo stesso tempo, nella cosa per lui più normale e quotidiana. Pedalava il Bartali, ma non solo sui tracciati delle gare, bensì sulla salita impervia e rischiosa dell’impegno ad essere veramente uomo, cristiano – come ha ben ricordato un libro delle edizioni Ave – appassionato della vita e delle altre persone.
Le tracce della maturità, tutte insieme e ciascuna per sé, con le caratteristiche che lasciamo ai cultori delle materie, lanciano questa suggestione ai maturandi di oggi: occorre cercare di essere veramente uomini, lasciarsi provocare dal tempo in cui si vive, leggerne le contraddizioni, evitare di perdere la bussola che porta alla scoperta di se stessi, anzitutto, per poter essere, poi, uomini veri in mezzo agli altri.
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