Foto Massimo Giacinti
DIOCESI – Tra nuove nomine e conferme, ben 285 persone sono state coinvolte nel mandato ai Ministri Straordinari della Comunione. Un rito che si ripete ogni tre anni, celebrato sabato 22 giugno presso la cattedrale Santa Maria della Marina.
A presiedere la celebrazione eucaristica c’era il vescovo Carlo Bresciani che ha impartito la benedizione sui laici pronti ad intraprendere questo, importante, servizio alla comunità dei fedeli. La cerimonia si è svolta nell’ambito della ricorrenza del Corpus Domini: abbinamento non casuale visto che, come ha avuto modo di ricordare il vescovo: «La festa del Corpus Domini mette al centro l’Eucaristia ed abbiamo scelto proprio questa solennità per il conferimento del mandato ai ministri straordinari della comunione che si prestano per questo servizio molto importante al Corpo Eucaristico di Cristo».
Per inciso, ricordiamo che il Ministro straordinario della comunione è un battezzato laico, uomo o donna, cui è affidato in maniera straordinaria (cioè solo quando si presenti una reale necessità, dovuta alla carenza di presbiteri o altri ministri ordinati) il servizio liturgico della distribuzione della Comunione durante l’assemblea eucaristica ed agli ammalati.
Per i Ministri Straordinari della Comunione, la celebrazione vissuta sabato in Cattedrale è stata il compimento di un cammino iniziato tempo prima. Infatti, per poter ricevere questo mandato, è necessario partecipare ad un corso di formazione, organizzato dalla Diocesi. Proprio in uno di questi appuntamenti formativi, il vescovo Carlo ha illustrato il senso profondo dell’opera che i Ministri sono chiamati a portare avanti: «Non solo la distribuzione materiale dell’eucaristia, ma in primo luogo a vivere il mistero eucaristico e a coltivare una spiritualità eucaristica, vale a dire di disponibilità particolare a servire con gioia e gratitudine il corpo di Cristo che è la Chiesa».
«L’eucaristia – ha spiegato monsignor Bresciani – è il dono di amore di Gesù alla sua Chiesa: egli dona il suo corpo e il suo sangue e si lascia mangiare per nutrire noi. È il suo supremo gesto di amore alla Chiesa: immola se stesso per amore suo. Come sarebbe possibile comprendere la vita di Cristo senza il suo amore alla sua sposa: la Chiesa?».
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