“Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie!”. Lo ha esclamato il Papa, nella parte finale dell’omelia della Messa celebrata ieri nella basilica di San Pietro e dedicata ai migranti, in occasione del sesto anniversario della visita a Lampedusa. “Non si tratta solo di migranti!”, ha spiegato Francesco, nel duplice senso “che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”. Poi il Santo Padre ha ripreso l’immagine della scala di Giacobbe, utilizzata all’inizio dell’omelia, per attualizzarla e farla diventare il simbolo dell’atteggiamento da assumere verso i migranti: “In Gesù Cristo il collegamento tra la terra e il Cielo è assicurato e accessibile a tutti. Ma salire i gradini di questa scala richiede impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati”. “Mi piace allora pensare che potremmo essere noi quegli angeli che salgono e scendono, prendendo sottobraccio i piccoli, gli zoppi, gli ammalati, gli esclusi”, l’auspicio del Papa: “gli ultimi, che altrimenti resterebbero indietro e vedrebbero solo le miserie della terra, senza scorgere già da ora qualche bagliore di Cielo”. “Si tratta di una grande responsabilità, dalla quale nessuno si può esimere se vogliamo portare a compimento la missione di salvezza e liberazione alla quale il Signore stesso ci ha chiamato a collaborare”, l’ennesimo appello di Francesco, che poi si è rivolto direttamente ai 250 migranti e operatori presenti in basilica: “So che molti di voi, che sono arrivati solo qualche mese fa, stanno già aiutando i fratelli e le sorelle che sono giunti in tempi più recenti. Voglio ringraziarvi per questo bellissimo segno di umanità, gratitudine e solidarietà”.
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