Altra precisazione fornita dal membro della giunta riguarda il telo che è stato apposto sul recinto della sede della Caritas: esso non serve ad oscurare la povertà, ma a garantire una maggior privacy a quanti si trovano all’interno della struttura.
Comune e Caritas convergono sulla necessità di creare un percorso per trovare una soluzione che si tradurrà nella elaborazione di schede personali degli 11 ospiti nelle quali verranno esplicitati i singoli bisogni. Uno degli ostacoli per il raggiungimento di una rapida soluzione è infatti l’eterogeneità dei profili e delle esigenze di queste persone.
Una parziale soluzione al problema potrebbe venire dall’utilizzo di fondi europei per la realizzazione del progetto “Housing first” che intende offrire percorsi di autonomia e riabilitazione sociale attraverso un particolare percorso.
Questa strada, ha illustrato la dottoressa Simona Marconi, è praticabile per 4 o 5 persone. Il consigliere comunale Andrea Sanguigni ha sottolineato che si tratta di un metodo adottato in Finlandia e che ha diminuito il numero dei senza fissa dimora da 18.000 a 7.000.
Il direttore della Caritas Don Gianni Croci ha ribadito ancora una volta che non è intenzione della Caritas cercare scontri o sollevare polemiche e ha ringraziato sia il Comune che il rappresentante del Quartiere Ponterotto per essersi seduti insieme al tavolo al fine di cercare una soluzione. Ringraziamento ricambiato dal rappresentante di quartiere Roberto Angelini che ha affermato che l’intenzione degli abitanti non è quella di far trasferire la Caritas in un altra zona della città, ma di collaborare con essa.