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A tu per tu con Adriano di Giacinti, responsabile diocesano di Comunione e Liberazione

DIOCESI – La multiforme grazia dello Spirito ha suscitato nel corso del tempo tanti carismi, anche sotto forma di movimenti e associazioni. Conosciamo oggi il movimento di Comunione e Liberazione attraverso il suo responsabile diocesano Adriano Di Giacinti.

Quante sono le persone che fanno parte di Comunione e Liberazione nella nostra diocesi?
Quelli che seguono il cammino di Comunione e Liberazione si incontrano settimanalmente. Questo incontro si chiama Scuola di Comunità e la partecipazione è libera. C’è anche la possibilità di iscriversi alla Scuola di Comunità e nella nostra diocesi gli iscritti sono un centinaio, concentrati soprattutto a San Benedetto e a Cupra Marittima.

Cosa si fa in concreto durante la Scuola di Comunità?
Durante l’incontro di Scuola di Comunità si segue il percorso tracciato dai testi scritti da don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione: Il senso religioso (sull’uomo), All’origine della pretesa cristiana (su Cristo) e Perché la Chiesa (come dice il titolo stesso, sulla Chiesa). Sulla base di questi testi si cerca sempre di fare un paragone con la propria vita concreta. Questo lavoro viene fatto ogni giorno personalmente e una volta alla settimana in modo comunitario.

Come si articola il movimento di Comunione e Liberazione?
I ragazzi delle scuole medie, circa una decina al momento, fanno parte di un gruppo che si chiama “I cercatori del Graal”. Guidati da alcuni adulti, si incontrano una volta al mese e fanno al termine dell’anno scolastico una piccola vacanza insieme, quella di quest’anno è terminata proprio domenica scorsa. I ragazzi delle scuole superiori sono seguiti dalle professoresse Cortini e Albano. Anche questo gruppo comprende una decina di ragazzi ed è chiamato Gioventù Studentesca e si ritrovano tutte le settimane. Poi ci sono gli adulti che frequentano le varie Scuole di Comunità nella diocesi che sono 6. Ci sono poi i gruppi di Fraternità, ne abbiamo 4 a San Benedetto. Si tratta di adulti che liberamente si impegnano a vivere la sequela di Cristo e della Chiesa secondo il metodo trasmesso da Don Giussani.
Infine a S. Benedetto c’è anche una casa di Memores Domini, il cui scopo è vivere la memoria di Cristo nel mondo del lavoro; essi sono laici che praticano la povertà, la castità e l’obbedienza.

Quali realtà sono nate dal movimento di Comunione e Liberazione?
C’è il Banco Alimentare che raccoglie il cibo e lo fa convogliare verso più di 100 enti del territorio. C’è il Banco Farmaceutico, seguito da Alessia Dalsass, che organizza nel mese di febbraio la raccolta dei farmaci. Poi c’è il Banco di Solidarietà, fondato dal nostro amico, recentemente scomparso, Nazzareno Pompei che fa attività sociale rivolta soprattutto a singoli, famiglie e conventi. Abbiamo anche il Centro Culturale “La Mongolfiera”, il cui presidente è Emilio Cistola, che organizza incontri, presentazione di libri, la presentazione del Meeting di Rimini che si svolge ogni anno ad agosto. All’interno di questa realtà è presente “La casa dei compiti”, un gruppo di adulti che organizza a Porto d’Ascoli il doposcuola gratuito per i bambini delle elementari e per i ragazzi delle medie. Coloro che animano queste realtà fanno quella che dal movimento è chiamata “caritativa”, cioè un insieme di gesti con i quali si viene educati a comprendere i bisogni degli altri e imparare a vivere come Cristo. In questo spirito anche i ragazzi di Gioventù Studentesca fanno caritativa presso la “Casa della Carità” fondata da don Pio Costanzo nella parrocchia di Cristo Re a Porto d’Ascoli.

Da quanto tempo fai parte del Movimento e cosa ti affascina di più?
Ho incontrato il Movimento nel 1975 e sono sempre rimasto dentro perché ho trovato qualcosa di buono per la mia vita. Per esempio il Movimento ha cambiato anche il mio carattere: sono piuttosto timido, ma quando incontri persone che ti vogliono bene, ti viene spontaneo ridare ciò che hai ricevuto e questo mi ha aperto molto di più verso gli altri. Nel Movimento sono stato educato a non trascurare nulla della mia vita, neppure i limiti o i momenti di tristezza, perché ho scoperto che ogni cosa ha la possibilità di essere abbracciata e redenta: ho imparato a non censurare nulla, perché tutto è occasione di crescita e anche adesso che ho quasi 60 anni mi sento ancora in crescita. Il Movimento mi aiuta ad avere ancora domande aperte sulla mia vita e tiene vivo in me l’interesse per la realtà.

Nicola Rosetti: