“Non pensavo che lì dentro avrei trovato donne così umiliate, affrante, provate. Realmente donne crocifisse – scrive Francesco -. Nella stanza in cui ho incontrato le ragazze liberate dalla tratta della prostituzione coatta, ho respirato il dolore, l’ingiustizia e l’effetto della sopraffazione”. “È patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata come se fosse una merce da usare e poi gettare – prosegue il Papa -. È una malattia dell’umanità, un modo sbagliato di pensare della società. Liberare queste povere schiave è un gesto di misericordia e un dovere per tutti gli uomini di buona volontà. Il loro grido di dolore non può lasciare indifferenti né i singoli individui né le istituzioni. Nessuno deve voltarsi dall’altra parte o lavarsi le mani del sangue innocente che viene versato sulle strade del mondo”. Nel libro, don Aldo Buonaiuto racconta la sua attività di prete di strada, che va in soccorso delle donne vittime della tratta e lancia un appello per una moratoria internazionale che ponga fine a questa forma di schiavitù. “Le vittime della prostituzione coatta – spiega – sono le moderne schiave e finché non saranno liberate non potrà essere dichiarata la concreta, effettiva abolizione della schiavitù. Siamo stati creati per una atto di gratuita bontà divina e dobbiamo mantenere la nostra integrità al di fuori del ‘mercato’, del mercimonio, del tornaconto senza scrupoli. L’esistenza umana non ha prezzo e quindi anche vendere il corpo non potrà mai essere considerato un lavoro”.