“Io, in questi ultimi vent’anni, e la Comunità Giovanni XXIII, negli ultimi trent’anni, abbiamo sempre incontrato dei Crocifissi, cioè delle persone tradite come Gesù, abbandonate e beffeggiate, poi oggetto di torture e sfruttamento”. Don Aldo Buonaiuto, sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII, spiega così la scelta del titolo del suo ultimo libro “Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada” (ed. Rubbettino) con la prefazione di Papa Francesco, pubblicato in prossimità della Giornata internazionale contro il traffico di esseri umani, che ricorre oggi. L’attenzione è rivolta a quelle donne aiutate, nel corso degli anni, costrette alla prostituzione. Donne che nella strada vivono il loro calvario, “persone che ogni giorno sono costrette, in Italia o nelle strade del mondo, perché sono schiave, a essere a disposizione di milioni di uomini che pensano di aver il diritto di comprare il corpo di ragazzine che potrebbero avere l’età delle loro figlie”. L’intenzione che ha mosso la pubblicazione è “la volontà non solo di denunciare con forza questa giustizia insopportabile, non solo di risvegliare le coscienze, ma di vedere in queste ragazze il volto sofferente di Cristo”.
E proprio il Papa, nella sua prefazione, considera “patologica la mentalità per cui una donna vada sfruttata”…
Il Santo Padre fa riferimento a quella mentalità secondo cui il mondo occidentale oggi pensa di avere il diritto di acquistare una persona e di poterci fare, una volta comprata e pagata, quello che si vuole. Quindi, è la mentalità della mercificazione di tutte le cose.
La mercificazione oggi è in notevole aumento.
Il pericolo è che possa sembrare qualcosa di normale far sì che una persona vittima di tratta abbia rapporti sessuali tante volte al giorno con uomini perversi.
Quale proposta lancia in questa pubblicazione?
La proposta è quella di ribadire il modello nordico, che continuiamo da decenni ad auspicare, cioè colpire la domanda. Questo mercato, questa offerta, esiste e si evolve perché c’è una notevole domanda. Solo colpendo questa domanda, come fece la Svezia e due anni fa la legge francese, auspichiamo che le nostre istituzioni possano fermare questo fenomeno. Auspichiamo un cambiamento di mentalità: dalla mentalità del prostituirsi al rispetto sacrale di ogni persona e della sua dignità. Nell’ultimo capitolo dico che la schiavitù non è stata mai abolita, perché di fatto ce ne sono tante, come quella della prostituzione coatta.
Il sogno è chiedere una moratoria internazionale per l’abolizione del traffico di esseri umani.
Il desiderio è che i governanti possano fare ciò che il Papa fece, il 12 agosto 2016, quando venne a incontrare le nostre ragazze (in un venerdì della misericordia, ndr): sentì il bisogno di chiedere perdono a nome dei tanti cristiani che erano andati a comprare il corpo di queste ragazze.
Prima della pubblicazione del libro, lei ha incontrato Papa Francesco. Che cosa ricorda di quel giorno?
Nel mese di giugno sono stato a un incontro privato con il Santo Padre, gli ho portato la bozza del libro e abbiamo richiamato alla memoria l’incontro con le donne vittime di tratta accolte nella Comunità Giovanni XXIII. Papa Francesco ricordava perfettamente, nonostante siano passati tre anni, le singole ragazze con cui aveva parlato, le loro storie che aveva ascoltato. Quindi, ho notato la sua attenzione verso queste donne e questo dramma. Ho avvertito nella sua disponibilità a donare questa prefazione l’intento di scuotere sempre le coscienze e svegliarle di fronte a questo dramma.