L’8 agosto 1959 don Luigi Sturzo morì a Roma, nella casa delle Suore Canossiane, in Via Don Orione 11. Di fronte alla casa, in via Don Orione 8, c’era l’entrata dell’Istituto San Filippo e della grande parrocchia di Ognissanti nel quartiere Appio. I sacerdoti orionini godettero del benefico contatto con quest’uomo di grande valore religioso e civile.
Anziano e sempre più limitato nei movimenti, un giorno fece chiamare il superiore don Gaetano Piccinini e gli disse: “Non potete immaginare come sono contento di essere capitato a venirmene a morire a Roma, nella parrocchia di Don Orione. Ma fatemi un piacere: come vedete, non sono in grado di uscire. Mandatemi ogni settimana un confessore. Pregatene il vostro parroco di Ognissanti che mi faccia questa carità”. Poi subito, quasi prevedendo un’osservazione, aggiunse: “Quando il parroco non potesse venire, che venga pure il vice parroco”.
Egli volle il sacerdote, non scelse questo o quel personaggio, ma desiderò quella carità settimanale da chi la Divina Provvidenza gli aveva messo vicino. Prima fu l’anziano don Silvio Ferretti e poi il giovane don Giovanni Pirani. Vari altri sacerdoti ricordarono questi brevi incontri sacramentali con l’anziano don Sturzo. “Era esigente nella puntualità agli appuntamenti. Era alle 18. E si poteva star certi che alle 18.15, si sarebbe usciti dalla sua stanza, liberi di attendere ad altro”.
Un giorno il parroco gli chiese: “Ma quei bambini del nostro San Filippo che entrano chiassosi e che si trastullano quasi a tutte le ore, non le danno disturbo, Don Luigi? “. “Quelli? Oh quanta musica in quei cinguettii di angeli! Mi richiamano all’infanzia con mia madre “, rispose don Sturzo. E si fermò qualche attimo, quasi per risentirla, quella musica.
L’8 agosto 1959, confortato dalla presenza del parroco, don Luigi morì: i suoi funerali furono celebrati nella parrocchia di Ognissanti.
“Don Luigi Sturzo, durante la sua vita – spiega don Flavio Peloso, sacerdote orionino -, si interessò personalmente della sorte di molti orfani e ragazzi sprovvisti di aiuti. Per tali ragioni egli ebbe contatto e premure verso la Casa dell’orfano di Trastevere e in via della Camilluccia, a Roma, verso gli Istituti di Reggio Calabria, Palermo e, specialmente, verso la Casa di Noto con la quale aveva un legame particolare”.
“Sapeva tutto – aggiunge don Peloso – della Casa di Noto, del vescovo Giovanni Blandini che aveva invitato Don Orione, nel 1898, aprendogli le porte del suo seminario e della diocesi. ‘Vedete – commentava compiaciuto Don Sturzo – è Blandini che ha lanciato (strumento di Dio beninteso!) il vostro Don Orione nell’ecumene della Chiesa. Io l’ho ben conosciuto perché da studente mi mandarono da Caltagirone a Noto dove l’aria è migliore. E mi ripresi in salute; ma non solo’”. Anche Sturzo “fu lanciato da Blandini. Confidava – afferma don Peloso – che fu proprio questo fatto degli studi a Noto a orientare il suo futuro. Infatti, a Noto trovò il vescovo Blandini, di grande intelligenza e intraprendenza sociale, che molto contribuì a spostare l’interesse del giovane Sturzo dal campo della filosofia a quello della politica”.
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