Il 19 agosto del 1954, 65 anni fa, moriva Alcide De Gasperi. Un uomo, un politico, una personalità che non va solamente celebrata, ma di cui va colto l’impulso ideale e creativo che arriva fino a noi in questi tempi di vera incertezza, che è capace di generare continuamente nuove energie, perché in grado di dare una prospettiva solida che a partire dalla sua esperienza concreta può diventare metodo, indicazione concreta per molti di noi.
La politica ha il dovere di svolgere una funzione educativa, deve costruire e generare. Non può basarsi solamente sul consenso, esso è mutabile perché segue le tendenze, le suggestioni, anche le paure. Spesso sono necessarie decisioni forti per il bene della comunità e tali scelte rischiano di portare alla solitudine chi le compie. “Degasperi” è stato un uomo che si è ritrovato a volte solo nell’affrontare scelte politiche difficili, a tratti drammatiche, per il nostro Paese. Un uomo solo che ha avuto il coraggio di vivere secondo la verità incontrata, senza paura.
Memorabile il discorso pronunciato il 10 agosto 1946 davanti ai partecipanti della Conferenza di pace di Parigi. L’Italia, umiliata e disorientata dalla guerra, negoziava la pesante sconfitta subita attraverso le parole dello statista italiano. Da quel momento sarebbe cominciata la ripartenza del nostro Paese e del suo inesorabile inserimento tra i protagonisti della realizzazione dell’Europa unita.
«Prendendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa ritenere un imputato, e l’essere arrivato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. […] Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano, ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le sue aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universalistiche del cristianesimo e le speranze internazionalistiche dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire.»
Solo una grande personalità, preparata e appassionata sarebbe riuscita a gestire una crisi drammatica come quella italiana degli anni post-bellici. Come si possono realizzare grandi cose senza avere paura della solitudine alcune scelte, delle minacce da arginare e degli ostacoli da superare?
C’è un’intervento di qualche anno fa di Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista, che a mio avviso risponde al quesito che ho posto in precedenza, infatti, rispondendo alla domanda di quale fosse la sua virtù più grande di suo padre, disse che era l’amore verso gli altri e di conseguenza alla politica.
“Ci sono persone che entrano in politica e vi stanno per un breve periodo e poi se ne vanno, ma io non posso: per me la politica è la mia missione. Io faccio politica per far il bene degli altri”.
L’amore genera coraggio, il coraggio vince le paure, chi ama non ha paura delle sfide dell’avvenire.
La forza di De Gasperi nasce dal dialogo che lo ha animato fin dall’inizio nella sua esperienza e nella sua partecipazione politica. Aveva la convinzione profonda che il dialogo, anche in un contesto in cui la libertà viene negata lo abbia in qualche modo reso protagonista di un passaggio delicatissimo in cui emerge il senso profondo di un dialogo che ci interessa oggi; un dialogo inteso non tanto come un passo avanti che faccio verso l’altro e viceversa per raggiungere un accordo, perché il senso di un accordo al ribasso non dà senso all’esperienza del compromesso che è la politica, ma la stravolge. Si tratta invece di un dialogo inteso come un “noi” che facciamo insieme un passo responsabilmente verso la verità per realizzare il bene comune, un bene partecipato da tutti ma non riducibile ad alcuno. De Gasperi ha avuto più presente non quel ‘fai un passo avanti verso un altro’ ma ‘fallo insieme con l’altro verso la verità’.
Capita spesso di sentire che figure come quelle di Alcide De Gasperi non esistano più, molto probabilmente sarà cosi, ma come possiamo risollevarci se continuiamo a rimpiangere il passato? Dobbiamo avere cura del passato per fare memoria degli insegnamenti di chi ci ha preceduto, innestando nuove idee per continuare a costruire. Non possiamo pensare di affidarci alla politica improvvisata e impreparata dei giorni odierni. Per costruire il futuro della nostra comunità, è necessario compiere scelte coraggiose, talvolta scomode e controcorrente. La politica deve tornare ad indicare la rotta da percorrere, senza inseguire i social media trends per incrementare consensi. Tutti i momenti difficili possono essere tramutati in vere e proprie opportunità di rilancio, se riusciremo a cooperare per una buona causa, saremo capaci di costruire un ideale comune forte, fondato sulla prossimità, sulla cura delle relazioni e sulla libertà. Ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo, nessuno escluso.
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