DIOCESI – “Maria, la donna perfetta, ci indica la strada della vita, come ogni madre fa con il proprio figlio”. Con queste parole il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto la sua omelia in occasione della solennità dell’Assunta.
Il Vescovo Bresciani ha poi affermato: “Donna perfetta, indica la strada sicura in modo pieno. Ella non è solo modello della vita cristiana, che è un pellegrinaggio nella fede, quello che lei ha seguito sempre fedele a quel sì detto una volta per sempre e mai tradito in seguito. Ella, ed è la solennità di oggi che ce lo fa commemorare, ci indica anche la meta del nostro cammino nella fede, cammino che non si conclude qui su questa terra con la nostra morte, ma ha la sua meta finale in cielo, vale a dire in Dio. Infatti, quando noi diciamo assunta in cielo, vogliamo indicare ‘in Dio’.
La festa dell’Assunzione di Maria al cielo ci invita ad alzare gli occhi e a guardare lontano, molto lontano fino ad abbracciare il dopo la morte. Maria ci educa a guardare lontano per vivere ben il presente. Non si tratta di un invito alla fuga dal quotidiano che con la sua durezza ci spinge a chiuderci su noi stessi perdendo in tal modo fiato ed energie che potremmo spendere per cause migliori. Una vita che perde l’orizzonte dell’al di là è una vita che arriverà forse a conquistare nuovi spazi nell’universo con le sue meravigliose conquiste spaziali, ma resterà sempre una vita mancante di una sponda, un arco arditamente proiettato che non trova dove posarsi, quindi un’opera inevitabilmente incompiuta.
Noi ci affanniamo per tante cose: ci prendiamo cura diligente e, a volte ossessiva, del nostro corpo, edifichiamo case e città e cerchiamo di abbellirle sempre più e di renderle sempre più comode; scopriamo cose meravigliose nascoste nel creato capaci di renderci la vita più facile; progettiamo viaggi nello spazio e nel tempo pensando addirittura a un futuro dell’uomo su altri pianeti … ma alla fine tutto sarà di altri che non hanno lavorato affatto per tutto questo. Ne godranno, come noi godiamo di ciò che altri hanno costruito e fatto prima di noi e ci hanno lasciato come eredità. Si tratta del normale susseguirsi delle generazioni, all’interno del quale ognuno di noi è chiamato a portare il suo apporto, che speriamo positivo.
Anche Maria ha dato il suo apporto positivo, e quale apporto donandoci Gesù!
Ma… resta una domanda che nessuno di noi può eludere, poiché la vita su questa terra ha poi una fine: e per noi dopo? Poco saggio non pensarci, così come poco saggio è vivere nella paura di questo ‘dopo’.
Poco saggio non pensarci: il giovane per natura sua forse non si pone questa domanda, illudendosi dell’arco lungo della vita che si aspetta; l’adulto, inebriato dalle cose di cui può godere e che il mondo gli offre, è uomo che, come dice il salmo,: “nella prosperità non comprende” (Sal. 49). Tuttavia, questo ‘dopo’ è parte della vita di ciascuno di noi e, quindi, la domanda resta.
Ma, se è poco saggio non pensarci, poco saggio è anche vivere nella paura di questo ‘dopo’, perché tale paura ci impedirebbe di usare sapientemente del tempo che ci è dato. Proprio la solennità di oggi, Maria che dopo la morte viene assunta in cielo in corpo e anima, getta una luce che ci toglie non solo dalla paura di questo ‘dopo la morte’, ma ci indica la strada verso quella vita nella quale tutto si compie e tutto giunge alla sua perfezione. In questo, Maria è modello sicuro di vita cristiana.
Ella ci aiuta a guardare con coraggio alla meta, a non temerla, ma soprattutto a percorrere la strada giusta verso di essa, perché, non dimentichiamolo mai, la meta giusta si può anche mancare. Lei, la madre di Gesù, è la prima ad averla raggiunta, naturalmente dopo di Lui: come ogni madre invita noi figli a seguirla sulla stessa strada. Lei ci ha tracciato il cammino, precedendoci, e da lì ci aspetta come una madre aspetta i figli per poterli abbracciare.
Una vita senza meta è una vita senza senso; è una vita che vaga nel buio e ha bisogno di continue distrazioni per mantenere l’illusione di essere vissuta a pieno; è una vita che rischia di faticare invano a costruire ciò che non serve a sé, e neppure agli altri.
Guardiamo a Maria.
La Chiesa oggi ci invita a farlo con gioia: gioiamo perché la Madre è in cielo, portatavi da Dio con il suo corpo. Ma in lei gioiamo anche contemplando quale sarà la meta finale della nostra vita, se con lei vivremo ascoltando e seguendo quanto Gesù ci ha insegnato e la Chiesa ci ripete a nome suo. Il nostro corpo, dissolto dalla corruzione nel sepolcro, risorgerà per la potenza di Dio e vivrà nell’eternità della sua comunione di amore, ma avremo quella comunione solo se, come Maria, avremo seguito la strada da lui tracciata e che lei ha percorso.
La meta da raggiungere ci indica, quindi, anche come vivere il presente: nell’amore per Dio, per la Chiesa e per il prossimo, amore fatto non di parole o gesti strumentali che nascondono egoismi inconfessabili, ma di opere generate dalla carità autentica e veritiera, quella che sgorga dai cuori immacolati di Gesù e di Maria.
Maria, assunta in cielo, prega per noi, per la nostra Chiesa e per la nostra patria. Sii per noi sempre stella che al mattino ci ricorda che il giorno è donato da Dio e siamo chiamati a viverlo nella gratitudine a Lui e stella che alla sera continua a brillare nelle tante oscurità, tenendo così sempre viva in noi la speranza del giorno di Dio che non muore”.