Di Gloria Rossi, Capo Scout del Gruppo Grottammare 1
GROTTAMMARE – Questa volta lo scarpone ha toccato il suolo americano, più precisamente il West Virginia (si proprio quello della canzonetta) dove si è svolto dal 21 luglio al 2 agosto il 24° World Scout Jamboree, ovvero l’incontro mondiale degli scout, che si ripete ogni quattro anni (il prossimo sarà in Sud Corea nel 2023) e che rinnova nel mondo lo spirito che il fondatore dello scoutismo, Lord Robert Baden-Powell, ribadiva ad ogni “marmellata di persone”, Jamboree appunto: essere cittadini del mondo e costruttori di pace.
Mai come in questo periodo storico questo spirito si rende necessario, in particolare nei cuori e nelle menti dei giovani dai 14 ai 16 anni cui è rivolto questo evento, che si contraddistingue proprio per essere una “splendida babele” di culture, pensieri e religioni, in cui la convivenza e l’accoglienza la fanno da padrone.
Tra i ruoli proposti agli adulti c’era quello di IST (International Service Team) che poteva collaborare nei vari contesti in cui si poteva contribuire; in particolare c’era il lavoro nelle Food House, ovvero delle tende/cucina in cui le nazioni che avevano interesse potevano mostrare la loro cultura attraverso il cibo. E chi meglio dell’Italia poteva riuscire in questa impresa? Dei 153 paesi presenti, solo 9 nazioni avevano la Food House, e solo quella italiana aveva una fila impressionante! Ma questo non ci stupisce; quello che ci meraviglia invece è come sia stato semplice e naturale osservare la convivenza non solo pacifica, ma felice e reale di popoli così distanti tra loro, con culture così differenti. Il confronto continuo in una realtà che è durata molti giorni ha permesso di focalizzare l’attenzione non sulle diversità che ci dividono, ma su quelle che ci rendono così belli e particolari, che trasformano il mondo in un mare di colori.
Tema di questo Jamboree era infatti “Unlock the new world”, ovvero sblocca il nuovo mondo, scopri chi è come te ma diverso da te, pensa differente.
Il Contingente Italiano era composto da 1231 persone, sia AGESCI sia CNGEI, ovvero la sezione cattolica dello scoutismo italiano e quella non religiosa, di cui più di 700 erano ragazzi di età compresa fra i 14 ed i 16 anni; fra questi alcuni provenivano dalle Marche e ancor più nel dettaglio, dalla nostra Zona Picena, che comprende i gruppi di Grottammare, Acquaviva Picena, San Benedetto, Ascoli Piceno, Folignano, Spinetoli, ed erano Chiara S., Edoardo S., Diego P., Antonella G., Devis P. e Francesco G..
L’Italia si è presentata al mondo con un tema che ci tocca in modo particolare, ovvero il ponte. La nostra maglietta di contingente rappresentava il ponte di Leonardo da Vinci e richiamava non solo i festeggiamenti vinciani, ma soprattutto la sfida che ci ha lanciato il nostro amato Papa, quella di abbattere muri e costruire ponti. Per questo ogni reparto di ragazzi del contingente aveva il nome di un famoso ponte italiano.
Tra le meravigliose cerimonie collettive che abbiamo vissuto, in cui si sono alternati balli, canti e personaggi notevoli delle più varie realtà, mi ha particolarmente colpito ed emozionato il discorso tenuto alla chiusura da Ban Ki-moon, ex segretario generale dell’ONU, che, dotato di fazzolettone scout al collo, ha riassunto in poche parole ciò che vedeva con i suoi occhi: 45000 scouts provenienti da tutto il mondo con centinaia di bandiere ma una sola umanità: “Questa è la civiltà che dovete costruire….quella che voi state vivendo adesso”.
Posso testimoniare di averla vista con i miei occhi: e vi assicuro che il mondo non è così brutto come lo dipingono in TV e come vogliono farci credere: c’è speranza di una visione di accoglienza e di pace, una speranza rappresentata da quei 36000 ragazzi e 9000 capi che porteranno nei loro cuori e nei loro paesi quello che hanno imparato alla Summit Bechtel Reserve, ovvero che un mondo di convivenza e di pace è possibile. (Gloria R. Grottammare 1)