DIOCESI – Torniamo con piacere a scambiare quattro chiacchiere con Don Gianluca Pelliccioni, che già quest’anno abbiamo intervistato in qualità di Direttore della Scuola di Formazione Teologica diocesana (vedi QUI). Ricordiamo che don Gianluca a breve diventerà parroco delle comunità cristiane di Regina Pacis e Sacro Cuore di Monteprandone.
Come pensa di gestire due parrocchie?
Beh, le parrocchie non si gestiscono, ma si servono! Cercherò di vivere pienamente il mio mandato, il mio essere autorità. Mi metterò dentro questa nuova realtà e camminerò con i miei parrocchiani, guardando alla collaborazione con don Giuseppe Giudici, con i diaconi, le religiose, con i consigli pastorali com i quali cammineremo insieme e sicuramente il Signore non ci farà mancare la sua Parola. I primi tempi saranno soprattutto di ascolto e di condivisione profonda.
Ci sono novità per la Scuola di Formazione Teologica diocesana?
Non ci sono novità rilevanti. Manterremo lo stesso format degli anni precedenti e le attività saranno meno effervescenti, ma proporremo un corso di approfondimento teologico sulla Dottrina Sociale della Chiesa, proprio per prolungare il lavoro che la diocesi sta facendo con gli incontri promossi dalla Scuola di Formazione Socio-Politica, incontri che fra l’altro sono anche riusciti molto bene.
Come ha vissuto questo periodo di servizio nella precedente parrocchia?
Nella parrocchia precedente ho passato anni meravigliosi, intensissimi, di lavoro, di sofferenza, di gioia. Abbiamo vissuto insieme il terremoto e, nonostante le difficoltà, abbiamo avuto tutti la percezione che il Signore ci sia stato vicino. Abbiamo camminato insieme e ci siamo formati: veramente sono fratelli per me. Sono onorato di averli serviti e di avere servito attraverso loro il Signore. Sono grato per la stima, la fiducia e il rispetto che mi hanno dato. Sono parte della mia vita pur non essendo mia proprietà e pertanto li affido tutti al Signore. Penso di aver vissuto un dono.
Qual è secondo lei la qualità umana che un parroco deve necessariamente avere?
La capacità che penso si debba avere, sia per dono di Dio che per proprio lavoro personale, è la capacità di amare a tutti i livelli, la capacità di relazione e di comunione, includendo anche la ragione e non solo i sentimenti, la relazione a tutto campo nella Trinità, nell’essere una Chiesa in comunione, ma anche di stare nel conflitto, nella problematicità, relazionandosi con le persone anche attraverso la preghiera. Si declina così quello che i documenti della chiesa chiamano “carità pastorale”.
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