Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), almeno 39 incidenti hanno coinvolto strutture sanitarie dopo l’escalation della violenza iniziata alla fine di aprile. “A causa dei continui rischi per le strutture sanitarie, le strumentazioni pesanti e i registri dei pazienti sono stati spostati per garantire che non vengano distrutti dai combattimenti in corso”, spiga l’Ong.
In meno di tre settimane sono stati registrati oltre 70.000 nuovi spostamenti. Dal primo maggio di quest’anno, sono stati registrati più di 590.000 nuovi episodi di evacuazione, con famiglie sfollate tre o quattro volte in pochi mesi. “Le immagini satellitari – prosegue la nota – mostrano che almeno 17 villaggi sono stati quasi completamente rasi al suolo, comprese le aree residenziali e commerciali, abitate da civili”.
“Siamo profondamente preoccupati per i crescenti rischi per i bambini ad Idlib”, afferma Sonia Khush, direttrice nazionale in Siria di Save the Children. “Essi – denuncia – sono particolarmente esposti alle armi esplosive e sono stati coinvolti nelle violenze in corso nelle ultime settimane. Secondo i rapporti dei nostri partner, ad Idlib in 17 giorni, è stato ucciso almeno un bambino ogni giorno. Circa 40.000 bambini sono stati costretti a spostarsi, spesso non per la prima volta, nelle ultime tre settimane”. “Le scuole – aggiunge Khush – sono chiuse e le strutture sanitarie corrono enormi rischi nel continuare a operare. Il conflitto in Siria non è finito e i bambini di Idlib continuano a soffrire”.