Il patriarca maronita Bechara Boutros Rai ha deplorato gli attacchi di droni israeliani caduti nella notte tra sabato e domenica nei sobborghi meridionali di Beirut, che ospitano in prevalenza popolazione sciita e dove sono dislocati importanti presidi del Partito sciita Hezbollah. Lo riferisce Fides che rilancia un comunicato, diffuso ieri, nel quale il cardinale “stigmatizza le ripetute violazioni israeliane della risoluzione 1701 approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu nell’agosto 2006, in cui si chiedeva tra l’altro il ritiro delle forze armate israeliane dal Libano meridionale, lo stop agli attacchi delle milizie di Hezbollah contro l’esercito israeliano e la fine di ogni operazione militare nelle aree di confine”. Il patriarca riafferma l’urgenza di configurare e mettere in atto “una strategia di difesa nazionale”, invitando la comunità internazionale a fare pressione su Israele per spingere lo Stato ebraico “a rispettare le risoluzioni internazionali, in particolare la 1701, che viola regolarmente”, e ad “aumentare il sostegno politico, economico e militare al Libano, per aiutarlo a superare le sue difficoltà”. La cronaca di questi giorni parla di due droni inviati da Israele sui sobborghi di Beirut, uno dei quali è esploso in aria e l’altro è caduto sulla capitale libanese, esplodendo fuori dalla sede degli uffici di propaganda di Hezbollah e provocando ingenti danni alla struttura. Poche ore prima, l’aviazione militare israeliana aveva compiuto un’incursione ad Aqraba, in Siria, a sudest di Damasco. Secondo quanto riferito dalle fonti israeliane, l’attacco aereo aveva come obiettivo “reparti operativi delle guardie rivoluzionarie iraniane e delle milizie sciite che negli ultimi giorni stavano preparando piani di attacco avanzati su siti israeliani dalla Siria”, attraverso l’utilizzo di droni armati. Il raid israeliano in Siria ha provocato anche la morte di due libanesi, esperti in ingegneria aeronautica e addestrati alla guida dei droni.