I bambini, sottolinea Save the Children non hanno nessuna responsabilità nel conflitto che sta devastando il Paese da più di quattro anni, eppure ogni giorno continuano a subire sulla propria pelle le conseguenze della violenza. Un conflitto cruento sul quale, anche in Italia, Save the Children ha voluto accendere i riflettori lanciando la campagna “Stop alla guerra sui bambini” e una petizione on line, che ad oggi ha ricevuto quasi 130mila firme, per chiedere all’Italia di fermare la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen.
“Quello che sta accadendo ha conseguenze spaventose sugli adulti, figurarsi sui bambini – ha proseguito Lee –. L’escalation di violenze in corso ad Aden è l’ennesima dimostrazione che gli interessi politici e militari continuano a prevalere sul benessere e sulla sicurezza della popolazione. Da ieri, l’aeroporto di Aden è stato chiuso temporaneamente e i voli sono stati sospesi. Inoltre, il porto cittadino è vitale per l’importazione e la distribuzione di forniture e beni essenziali in tutto il Paese, ma questa insicurezza ne mette a grave rischio il funzionamento. È estremamente preoccupante che ora tali vie di accesso vitali, aeree e marittime, rischino di essere interrotte”.
Save the Children chiede alle parti in conflitto coinvolte ad Aden “di impegnarsi a mettere fine alle violenze, in un’area dove vivono circa 1,1 milioni di civili, di cui il 70% ha già bisogno di assistenza”. L’organizzazione chiede, inoltre, alle parti interessate “di mettere in campo azioni efficaci per garantire la protezione dei civili, tra cui il ritiro dalle aree popolate, e di astenersi dall’utilizzare armi esplosive in queste zone. Deve essere infine consentito l’accesso umanitario alle organizzazioni in modo da fornire alle comunità l’assistenza di cui hanno bisogno”.
Nella prima metà del 2019, Save the Children ha fornito supporto a 206.000 persone ad Aden, di cui più della metà sono bambini che hanno beneficiato di programmi di protezione, salute e istruzione.