Ø“La violenza non ha sesso”, nuovo libro dell’assessore Baiocchi
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È stato presentato presso il Circolo Nautico di San Benedetto del Tronto il nuovo libro di Antonella Baiocchi. Il nuovo lavoro della psicoterapeuta, criminologa e scrittrice Baiocchi, è un saggio dal titolo “La violenza non ha sesso” che si occupa dell’esame del sempre più diffuso fenomeno della violenza, soffermandosi ad informare i lettori che si erra spesso nel pensare che gli atti di violenza sono appannaggio solo degli uomini. Alla presentazione del libro erano presenti i professori Contigiani dell’Università di Macerata e Mosconi dell’Università di Camerino e il consigliere del Comune di San Benedetto Balloni. La professoressa Contigiani ha detto: “Vi porto i saluti del Rettore dell’Università di Camerino. Il libro di Antonella l’ho trovato diverso dalle categorie più consolidate. Mi è piaciuto perché è un saggio divulgativo che rende facilmente possibile la riflessione. Leggendo questo libro si prende atto che le relazioni possono avere delle increspature e non sempre è facile fronteggiare la situazione”. Balloni ha detto: “Ringrazio Antonella e gli faccio i miei complimenti, ringrazio l’associazione I luoghi della scrittura e ringrazio tutti voi”. Il prof. Mosconi ha detto: “Ho accettato di partecipare con grande gioia, sono legato a questa città. Io sono biologo, nel mondo animale ci sono casi di violenza però le finalità sono diverse, perlopiù si tratta di riti, si tratta di affermazione del proprio territorio ed è difficile che dallo scontro fisico si arrivi alla morte. Tra gli esseri umani le cose vanno purtroppo in modo diverso. Il saggio di Antonella è un’opera interessante”. Antonella Baiocchi ha poi spiegato le motivazioni che l’hanno portata a realizzare un libro come questo: “Ho invitato la Contigiani e Mosconi perché era mia intenzione parlare di questo libro con due professori universitari. La cultura attuale in merito alla violenza ha un’interpretazione pressoché errata o che presenta delle lacune. Se parliamo di violenza nelle relazioni ci viene subito in mente il “femminicidio”, uomini che usano violenza sulle donne. In fondo dalle statistiche la violenza fisica è maggiore da parte degli uomini, ma io stasera vorrei parlarvi anche dell’esistenza di altri tipi di violenza, le quali possono essere, quella psicologica, economica e di ruolo. La violenza non è unidirezionale, ma bidirezionale. Se parliamo in particolare della violenza nelle relazioni, c’è da dire che per relazione non intendo solo una coppia sposata o fidanzata, ma anche tra famigliari, amici e addirittura tra persone che si conoscono da pochissimo tempo se non da alcuni minuti. Nelle relazioni quando si hanno gli stessi punti di vista, gli stessi desideri e gli stessi gusti, le cose vanno bene, ma quando cominciano a spuntare le divergenze ecco che non tutti sanno gestire le proprie emozioni e le proprie reazioni. Quando nasciamo abbiamo tutti un posto nella nostra mente, nel nostro cervello che mano a mano che cresciamo si riempiono di cognizioni, potremmo dire che si riempiono di “ricette” apprese nell’ambiente in cui viviamo.
Cognizioni che apprendiamo incondizionatamente, senza il nostro volere. Al momento opportuno reagiamo alle situazioni che ci si presentano con la “ricetta” che ci sembra quella giusta e che spesso però non lo è, se la “ricetta” è giusta per noi non significa sia quella adatta. Nei casi più gravi culmina con la violenza. Le donne o gli uomini, indifferentemente spesso scelgono due soluzioni: una è quella di annullarsi pur di non perdere l’altro, non fanno più valere le proprie idee e diventano dei “fantasmi”, pur di non chiudere una relazione, anche essa fosse “tossica”, preferiscono soccombere davanti all’altro diventandone la vittima. L’altra scelta è la dominanza, la propria verità è l’unica che ha senso, che ha valore e sopprime l’altro diventando carnefice. La vittima non è sempre solo vittima e il carnefice non è sempre solo carnefice, purtroppo a volte la vittima è anche carnefice e il carnefice è anche vittima, a seconda della situazione e della persona che gli si para davanti.
Ciò che manca è la via di mezzo, il rispetto reciproco. Negli ambienti in cui si vive o in famiglia o tra amici non si impara mai il rispetto per l’altro, per le idee dell’altro, è questo che dobbiamo comprendere. Anche quando siamo diversi si può convivere, occorre però evitare la deleteria “gestione dicotomica della diversità” che impedisce il cosiddetto reciproco rispetto. Purtroppo, a causa dell’Analfabetismo Psicologico, presente spesso anche nelle maglie della rete preposta a prevenire e fronteggiare il disagio sociale, è conosciuta da pochi.