DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.
Fino a qualche anno fa, partecipare ad un matrimonio funzionava così: subito dopo la cerimonia, gli invitati scattavano verso il ristorante dove sarebbe avvenuto il pranzo per guadagnare la “pole position” alla porta d’ingresso. Era fondamentale di modo che, appena i camerieri aprivano la suddetta porta, ci si fiondava letteralmente nella sala per accaparrarsi il posto. Sgomitando di qua e di là, ci si sedeva al posto “preferito e studiato” e si occupavano con maglie, borsette e quant’altro gli altri posti del tavolo per i propri parenti o amici meno “capaci” nella corsa.
Oggi funziona in modo diverso: sono gli sposi che stabiliscono a priori il posto che ciascun invitato dovrà occupare. L’unico “ostacolo” per gli invitati è farsi largo tra i tanti per sbirciare e leggere il tableau posto all’ingresso della sala da pranzo con la suddivisione dei posti a tavola!
…per fortuna che con il Signore non funziona così!
Leggendo tutte le letture all’inizio poteva sembrare che l’invito fosse per una mensa per disgraziati!!
Si parla, infatti, di un Dio che è padre degli orfani, che è difensore delle vedove, che trova una casa a chi è solo, che fa uscire i prigionieri, che invita a banchettare i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi, colui davanti al quale trovano grazia gli umili, colui che rivela i suoi segreti ai miti…un Dio che si preoccupa degli ultimi per donar loro un momento di festa e consolazione!
In realtà, la Scrittura di questa domenica ci parla di un Dio tutto incentrato e proteso verso l’uomo, e di un uomo chiamato solo a “farsi rendere onore” da Dio: non siamo noi che conferiamo dignità a noi stessi, che ci costruiamo la nostra identità, che ci cerchiamo e troviamo il posto migliore per sedere a mensa … no, è Dio che ci conferisce onore, che ci dona la nostra identità, che ci fa dono di un posto …
Non siamo chiamati ad essere i migliori, i più bravi, i più buoni ma a sentirci amati! Siamo amati da Dio!
A noi sta solo accettare l’invito per lasciarsi riempire della beatitudine di Dio, lasciando da parte quelle piccole “pseudo beatitudini” che, magari anche a fatica, cerchiamo di ritagliarci ogni giorno sperando che servano per avere un posto migliore nella “classifica” degli invitati!