“Questo incontro è avvenuto in un momento particolarmente grave ed emergenziale per l’Amazzonia. Pensiamo al disboscamento, ai violenti incendi che stanno distruggendo la foresta, ma oltre a questo il contesto di violenza, di criminalizzazione, di minacce alle popolazioni tradizionali e di espansione senza controllo dell’estrazione mineraria”.
Lo dice il provinciale dei comboniani in Brasile, padre Dario Bossi, che ha partecipato a Belém all’assemblea pre-sinodale con tutti i vescovi dell’Amazzonia brasiliana.
“La Chiesa sente di essere chiamata a una posizione chiara, profetica, che denuncia l’esistenza di un sistema predatorio, che non è sostenibile e ha raggiunto i suoi limiti”, aggiunge il missionario. Ricordando che “gli stessi scienziati denunciano il rischio di una savanizzazione dell’Amazzonia, se si raggiungerà al punto del non ritorno del disboscamento, che alcuni pongono addirittura alla soglia del 20-25%”, padre Bossi sostiene che “in questo momento stiamo per raggiungere il 20%, quindi manca davvero poco”. Così, “la Chiesa in Amazzonia si sente chiamata a difendere la vita, annunciata dal protagonismo dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali”. Nelle parole del missionario la consapevolezza che “l’incontro, in preparazione al Sinodo, aveva poi l’obiettivo di fare memoria dei tanti mesi di ascolto delle comunità, far riverberare il contenuto delle loro dichiarazioni, approfondire l’Instrumentum Laboris che sarà alla base delle discussioni nell’aula del Sinodo, identificare alcuni punti forti e nuovi cammini per l’evangelizzazione e l’ecologia integrale dell’Amazzonia”. “Abbiamo compreso che lo spirito del Sinodo è precisamente lo spirito del cammino, di una convergenza progressiva e di rispetto della diversità”.
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