Scuola, dopo la pausa estiva si riparte, anche se in realtà il mondo dell’istruzione non è stato proprio fermo al mare, durate il sole d’agosto.
Sia perché, dal punto di vista dell’amministrazione, è stato agitato da innumerevoli adempimenti, sia perché – e in questi giorni lo si dovrebbe vedere – il mondo della politica e la crisi di governo hanno prodotto se non altro il “timore” (o le speranze) di nuovi cambiamenti nel quadro istituzionale in corso di nuova definizione. Il cambio di alleanze di governo non potrà non avere ripercussioni nel mondo scolastico, come avviene sempre, col rischio concreto anche di alcuni avanti/indietro che finiscono inevitabilmente – almeno all’inizio – per destabilizzare il sistema. Un sistema, peraltro, che ha al proprio interno – e ogni volta di più stupisce – capacità di galleggiamento assolutamente fuori dal comune.
Certo però che il senso della ripartenza è forte soprattutto per gli studenti e le famiglie, che tutto sommato poco guardano allo scenario complessivo: ci sono urgenze ben più pressanti come quella di riorganizzare le giornate di piccoli e grandi studenti (dai trasporti all’accudimento, quando i genitori lavorano), predisporre materiali e libri di testo (quanti hanno già tutte le dotazioni a disposizione?), motivare – già, non è solo un compito della scuola – piccoli e grandi ad affrontare un percorso che ad alcuni sembra lunghissimo e pieno di insidie. L’esperienza racconta che è davvero così per una discreta percentuale di ragazzi, che durante l’anno si “perdono” e vanno ad ingrossare quella gran massa di cosiddetti Neet (quelli, in buona sostanza, che non studiano e non lavorano) che aleggia come un incubo sul sistema di istruzione, a ricordarne le imperfezioni.
C’è una partenza nuova, quest’anno, anche per molti dirigenti scolastici, vincitori di concorso, che si trovano a gestire plessi grandi e piccoli e che – prima ancora che con le strutture – dovranno misurarsi con le persone che li abitano: il personale docente e non docente e soprattutto loro, gli studenti (e le famiglie di provenienza).
E’ un mestiere difficile quello del dirigente, tirato per la giacca da molte direzioni, costretto da normative innumerevoli e spesso abbandonato come in una piazza dalla quale si dipartono tante strade diverse, cercando l’interpretazione giusta e la decisione efficace per problematiche che spesso non hanno una soluzione unica o sempre uguale. Curiosamente, finisce che proprio il dirigente scolastico – cioè il “capo” di una istituzione che ha nella collegialità una delle sue dimensioni prevalenti, si senta come”un uomo solo al comando”, con la fatica di costruirsi uno staff adeguato, di avviare i processi di ascolto e di coinvolgimento di tutti i collaboratori che invece potrebbero essere vincenti.
Non è facile, infatti, lavorare insieme. Ma una lettera che circola sul web in questi giorni proprio di un aspirante dirigente scolastico, ricorda come l’ascolto e la convinzione pratica di trovarsi a condividere problemi e processi con professionisti (i docenti anzitutto), da valorizzare nelle loro diversità, è una caratteristica di successo dell’azione scolastica.
Ecco, nel momento della ripartenza delle scuole forse questo è un pensiero decisivo: i giorni, i mesi che attendono la comunità scolastica, sono per tutti (dai dirigenti a tutto il personale, ad alunni e famiglie) – e per ciascuno a seconda delle proprie caratteristiche – un tempo (bello) di responsabilità condivisa.