“Il costo del conflitto è enorme – sottolinea la nota -: circa 3 milioni di bambini che non vanno a scuola si sarebbero iscritti se non si fossero verificati conflitti in Siria, Iraq e Yemen. Dal 2014, nella regione, sono state attaccate almeno 2.160 strutture scolastiche”.
Dunque, “le diseguaglianze nell’accesso all’istruzione in Medio Oriente e Nord Africa persistono, con i bambini più poveri e colpiti dal conflitto spesso lasciati indietro. Nella regione, i bambini delle famiglie più povere hanno probabilità 7 volte maggiori di non andare a scuola rispetto ai bambini delle famiglie più ricche; nelle aree rurali questa probabilità è di 3 volte maggiore rispetto ai bambini che vivono in aree urbane. Nella scuola secondaria di primo grado, le ragazze hanno il doppio delle probabilità di non frequentare la scuola rispetto ai ragazzi.
Quando i bambini diventano adolescenti hanno molte più probabilità di abbandonare la scuola. Per aiutare le famiglie, molti lavorano o sono costretti a matrimoni precoci. Inoltre, fra le principali ragioni per l’abbandono scolastico, i giovani indicano la distanza da scuola e lo scarso livello dell’istruzione”.
Nella regione “la qualità dell’istruzione è bassa. Solo la metà di tutti gli studenti soddisfa i più bassi standard internazionali per abilità fondamentali come la lettura, la matematica e le scienze. La mancata corrispondenza tra le competenze acquisite da coloro che hanno ottenuto un titolo di studio e quelle richieste dal mercato del lavoro sta aggravando la disoccupazione giovanile nella regione che è la più alta al mondo. Programmi di studio obsoleti, approcci incentrati sull’insegnante e l’attenzione all’apprendimento meccanico e alla memorizzazione non forniscono agli studenti le competenze essenziali per l’apprendimento permanente, le prospettive occupazionali, l’empowerment personale e la cittadinanza attiva”. Data la scarsa qualità dell’istruzione e le limitate prospettive di lavoro, conclude l’Unicef, “i giovani potrebbero non vedere l’importanza di andare a scuola”.