“Una profonda gratitudine per l’attenzione del Papa, non per la mia persona ma piuttosto per il Marocco, per la Chiesa del Nord Africa e il dialogo interreligioso”. Questo il sentimento che, all’indomani dell’annuncio dato ieri da Papa Francesco all’Angelus, esprime mons. Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat. Anche il suo nome figura nella lista dei porporati che riceveranno la berretta rossa il 5 ottobre, alla vigilia del Sinodo per l’Amazzonia.
Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. López Romero racconta: “È stata una sorpresa. Non avevo nessuna indicazione, nessuna informazione. È stato un amico che mi ha telefonato per dirmi che il Papa mi aveva nominato all’Angelus. ‘Cosa dici? Non scherzare! Su queste cose non si gioca’, gli ho detto. Ma lui stava parlando sul serio. A quel punto è arrivato sul cellulare il messaggio del nunzio apostolico che mi confermava la notizia”.
Perché il Papa ha scelto lei? “Questo lo dovreste chiedere al Santo Padre. Io posso dare solo letture e interpretazioni personali”, risponde l’arcivescovo che poi aggiunge: “Non è sicuramente un segno di attenzione alla mia persona. Il Papa ha nominato per esempio cardinali di età avanzata con una lunga esperienza. In questi casi, si tratta di un segno di attenzione alla persona e al suo servizio alla Chiesa. Ma questo non è il mio caso, anche perché sono stato nominato vescovo appena un anno e mezzo fa. Non ho pertanto nessun merito. Il merito va piuttosto al Regno del Marocco, alla Chiesa del Nord Africa e a tutti quelli che lavorano nel dialogo islamo-cristiano. Credo che queste siano le tre interpretazioni che possono spiegare la scelta di Papa Francesco”.
È stato mons. López Romero ad accogliere Papa Francesco in Marocco il 30 e il 31 marzo scorso. “Il Regno del Marocco – sottolinea l’arcivescovo – ha fatto molto per un islam moderato e aperto, per il dialogo interreligioso e per la visita del Papa in questo Paese. In questo senso, la mia nomina è un segno di affetto e di riconoscimento da parte del Papa al Re e al popolo marocchino. Questa nomina, inoltre, è un segno di rafforzamento del dialogo interreligioso che sta a cuore a Papa Francesco ed è, infine, un riconoscimento alla Chiesa del Nord Africa. Alla Chiesa che vive in Libia, Tunisia, Algeria e Marocco. Scegliendo me, è come se il Papa dicesse: ‘Guardate alle Chiese del Nord Africa, esistono, vivono la loro fede in mezzo alle difficoltà e hanno qualcosa da dire ai cattolici del mondo’”.