SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Una sostanza stupefacente è una sostanza stupefacente. Non è poco stupefacente o tanto stupefacente. Il principio di fondo è questa roba fa male». Sembra un gioco di parole, mentre invece è una preoccupante realtà quella che torna a ripetere il dottor Claudio Cacaci: direttore del dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur Area Vasta 5. L’esperto interviene in un momento in cui (a livello giuridico-legale) gli shop della cosiddetta “cannabis light” sono al centro di un tira e molla che coinvolge il Ministero dell’Interno e vari gradi della magistratura. Una situazione che può ripercuotersi anche nel nostro territorio, dove ultimamente queste rivendite sono spuntate come funghi.
«Non è mia intenzione discutere le decisioni dei giudici, tantomeno l’orientamento della Cassazione o delle sentenze di merito – afferma il dottor Cacaci – però, certamente, una cosa è possibile dirla: nessuna sentenza potrà trasformare la cannabis, anche light, in sostanza innocua. Rimane una sostanza nociva».
Cosa porta il dottor Cacaci ad essere così netto?
«La scienza medica ci dice che gli effetti dipendono da molti fattori ma, in generale, anche nella cosiddetta light, la sostanza si accumula nel cervello. Considerata la libera vendita, se io fumo oggi, poi subito domani non avrò eliminato completamente tutta la sostanza. Questo tipo di stupefacente viene utilizzato soprattutto dai giovanissimi. Ma il cervello dei ragazzi non è ancora pienamente formato. L’encefalo si forma completamente intorno ai 24-25 anni. Quindi fumare abitualmente può portare alla modificazione del tessuto celebrare, arrivando anche ad alternare i neurotrasmettitori. Dunque più si è giovani, più assumere certe sostanza più può risultare pericoloso. Si possono verificare effetti nocivi anche a bassissime dosi, questo è comprovato. Senza contare che, in soggetti predisposti, assumere certe sostanze può essere un fattore scatenante per moltissime patologie, anche di carattere psichiatrico».
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A tal proposito, vale la pena ricordare che durante quest’estate ha tenuto banco una direttiva del Ministero dell’Interno che suggeriva ai Comuni di porre dei paletti riguardo alle aperture di nuovi cannabis shop, in modo tale da non averne nei pressi di punti sensibili, come scuole e altri punti di ritrovo giovanili. Anche su questo fronte, il direttore Cacaci ha una linea precisa: «Tutto ciò che serve ad ostacolare l’apertura di questi negozi per me è una cosa positiva, qualsiasi amministrazione lo faccia. Va proseguito il percorso già intrapreso per combattere le ludopatie che è un altro grande problema del nostro territorio. Anche lì spesso chi va a giocare ha dei problemi personali di carattere psicologico. Un ludopatico può distruggere una famiglia rapidamente, perché in sostanza, non riporta più il pane a casa. Un discorso valido per uomini e per donne, anzi, le donne sono anche molto accanite quando vengono colpite dalla ludopatia».
Cacaci è invece favorevole all’uso terapeutico della cannabis, ma ci tiene a charire: «L’uso terapeutico della cannabis non deve essere confuso con l’uso voluttuario. Tutto ciò che può servire per lenire i dolori e le sofferenze dei malati deve essere fatto. Poi si tenta di far passare un messaggio fuorviante: siccome la cannabis può far bene alle persone che stanno male, a maggior ragione farà bene alle persone sane. Basta fare un esempio banalissimo per smontare questa tesi: anche la morfina si da alle persone che stanno male, ma mica possiamo distribuire la morfina a pioggia».