SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Prima la cerimonia solenne, poi un momento di convivialità. Domenica di grande festa nella parrocchia di San Pio X dove, dal tardo pomeriggio fino a sera inoltrata, si è celebrato l’ingresso del nuovo parroco: Don Ulderico Caroni, subentrato a monsignor Vincenzo Catani, per 25 anni alla guida della chiesa incastonata nel quartiere Marina di Sotto.
Proprio il presidente dell’associazione zonale, Alfredo Isopi, è stato il primo a dare il benvenuto al nuovo pastore parrocchiale, sottolineando l’importanza del suo nuovo compito: «Avrai molto da lavorare, in questo quartiere la parrocchia è il più importante luogo d’aggregazione». Sul sagrato della chiesa, è seguito l’intervento del sindaco Pasqualino Piunti, presente col vice Andrea Assenti e l’assessore alla partecipazione, Andrea Traini.
«Il lavoro che è stato fatto da Don Filippo Collini e da Don Vincenzo Catani – ha detto Piunti – sarà raccolto nel migliore dei modi e lo dico perché conosco l’impegno di Don Ulderico, soprattutto verso i giovani e verso le persone più bisognose. Nella consapevolezza che oggi le parrocchie rappresentano un avamposto per le tante difficoltà dei cittadini e che i sacerdoti, sotto la guida illuminata del nostro caro vescovo Carlo, ogni giorno danno risposte, lontano dai riflettori, con una disponibilità della quale tutti noi dobbiamo essere gelosi».
Poi l’ingresso in chiesa, impreziosito da uno striscione di “Benvenuto” realizzato dai bimbi del catechismo. Successivamente è iniziati il rito vero e proprio, presieduto dal vescovo Carlo Bresciani. Una funzione fatta di molti passaggi simbolici, come l’insediamento nel seggio spettante al parroco in carica e la consegna a Don Ulderico, da parte del vescovo, della chiave del Tabernacolo. Una consegna scandita dal canto Tantum Ergo Sacramentum.
Dopo la lettura del Vangelo da parte del diacono Umberto Silenzi, l’omelia del vescovo che ha esordito rimarcando l’importanza della Comunità cristiana all’interno del più generale tessuto sociale, come rimarcato anche dalla presenza di diverse autorità civili. Al primo banco anche il sindaco di Colonnella, Leandro Pollastrelli: in rappresentanza della località dove, fino a ieri, Don Ceroni esercitava la sua opera sacerdotale.
«Ma siamo qui come comunità cristiana, perché ciò che ci unisce è che ci riconosciamo come tale. Questa comunità cristiana – ha proseguito il vescovo facendo riferimento a San Pio X- viene da una bella tradizione – Da Don Filippo fino, ultimamente, a Don Vincenzo che hanno dato moltissimi anni, passione e dedizione. Accompagnando i fedeli con tanto amore. A loro va gratitudine ed il nostro ricordo affettuoso. Don Ulderico entra a raccogliere una preziosa eredità. Come sempre, anche noi sacerdoti quando entriamo in una comunità nuova lo facciamo in punta di piedi. Perché sappiamo che dobbiamo raccogliere e fare tesoro di ciò che tutta la comunità nel suo insieme, non soltanto i sacerdoti, hanno costruito. Anche i nuovi sacerdoti s’interrogano su come costruire il futuro. Non possiamo accontentarci di godere il presente».
«Proprio perché amiamo la nostra Chiesa, dobbiamo pensare al suo futuro – ha proseguito il vescovo -. E noi questo lo facciamo con grande fiducia. Fiducia nelle persone che il Signore ci mette accanto ma, soprattutto, fiducia nel Signore: guida della Chiesa. Questo ci permette di guardare con serenità al domani. Ma il sacerdote è mandato proprio per ricordarci questo: non possiamo preoccuparci soltanto delle cose materiali. Dunque c’è una domanda di fondo: cosa riteniamo veramente importante nella nostra vita? Questa è una domanda che dobbiamo farci, come cristiani. Certo, tutti noi possiamo dire che è importante la salute e il necessario per vivere. Ma basta questo? Siamo soltanto esseri materiali, a cui basta avere la salute per essere delle persone che danno il meglio di se stesse nella vita? Chiaramente no. Non basta mangiare il pane per essere uomini e donne veri, nel senso pieno della parola. Perché? Perché siamo anche esseri spirituali. E allora il sacerdote è presente nella Comunità in nome Dio proprio per richiamare, per ricordarci e per camminare insieme nella Fede avendo però presente che la meta della nostra vita è Dio. Questo non ci porta a disprezzare le cose materiali delle quali pur dobbiamo vivere. Ma per andare dove? Questo si chiede la Comunità cristiana, per comprendere il senso autentico anche della realità del mondo nel quale siamo inseriti. E per capire che Dio ci parla anche attraverso la realtà concreta nella quale noi siamo».
Rallegrandosi per la grande partecipazione popolare alla funzione, monsignor Bresciani poi torna su un tema a lui caro, ossia lo spirito di collaborazione che ci deve essere tra parroco e parrocchiani: «Anche voi siete chiamati a collaborare – ha detto il vescovo riferendosi ai fedeli – la Chiesa non la costruisce da solo il sacerdote. La costruiamo insieme, ognuno per la propria parte. Se non altro, con la propria presenza e partecipazione. E se non altro, come diceva San Paolo, con la propria preghiera. Perché, carissimi, dovete pregare per il vostro parroco. Per tutti parroci. Perché anche loro fanno fatica a guidare una comunità. Anche loro hanno bisogno di un conforto, hanno bisogno di essere compresi. Non sono onnipotenti, ma hanno una grande ricchezza, la forza della Parola di Dio che li porta ad essere disponibili. Questo ci aiuta a camminare insieme».
Prima della solenne benedizione finale, ancora discorsi di benvenuto: «Ti accogliamo con tutto l’affetto possibile e ti promettiamo di prolungare questo affetto nel tempo» è un frammento del messaggio letto segretario del consiglio pastorale parrocchiale. A tal proposito: va detto che la lettera di nomina scritta dal vescovo e letta durante la funzione dal vicario generale, Don Patrizio Spina, dà al nuovo parroco un mandato di 9 anni.
Infine le parole di Don Ulderico, tra ricordi personali e collettivi. Una giovinezza difficile, orfano dei genitori a 16 anni e poi la totale devozione al Signore che lo ha portato a vedere nascere proprio la parrocchia di San Pio X, alla fine degli Anni Sessanta: «Oggi sono grato al vescovo, mio padre e pastore, che mi ha affidato questa porzione del suo gregge, perché io possa conservarlo nella fede, nell’unità, nella comunione, nella gioia di camminare insieme, sperimentando di essere una Chiesa in uscita, come dice Papa Francesco».