Members of the international food court prepare for over 35000 scouts from around the globe begin arriving for the 24th World Scout Jamboree on Sunday, July 21, 2019. Check out other photos and videos at http://bit.ly/WSJ2019 (Photography by Chuck Eaton

Francesco Gazzoli, gruppo scout “San Benedetto del Tronto 1”, reparto: “Tempesta”, Squadriglia: “Lupi”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Finalmente il fatidico giorno è arrivato: 22/07/2019! Milleduecento scout italiani partono per partecipare al 24° World Scout Jamboree in West Virginia dove si incontreranno con altri 45.000 scout  provenienti da 154 nazioni.

Il Jamboree, il cui significato è “marmellata di ragazzi”, è un evento di educazione alla pace e alla condivisione tra giovani di tutto il mondo ed è stato voluto da Baden Powell, fondatore dello scautismo, proprio per questo scopo.

Il primo Jamboree si è svolto ad Olympia in Inghilterra nel 1920, convocato da Baden Powell che ha chiuso l’evento con queste parole: “Continuiamo concordi a sviluppare lo spirito Scout della fratellanza, facendo regnare così tra gli uomini la pace e la buona volonta che porta tutti al bene”.

Io sono stato fra i fortunati che ha potuto vivere questa esperienza di ambasciatore italiano con altri 35 ragazzi della regione Marche e 4 capi che ci hanno accompagnato in questa spendida avventura.
Il viaggio di andata è stato molto impegnativo ed è durato circa 26 ore con l’utilizzo di due pulmann e due aerei: partenza alle 03,00 da Porto San Giorgio ed arrivo alle 01,00 (ora locale) alla Summit Bechtel Reserve dove si è svolto il Jamboree.
La riserva, 55 km², è una delle quattro basi scout di proprietà dei Boy Scout d’America, ricca di boschi, laghi, fiumi e montagne basse ma molte antiche, dove vivono diverse specie di animali.
All’arrivo al nostro sottocampo, siamo stati accolti dalla pioggia, ma abbiamo comunque montato parte delle tende dove finalmente alle quattro siamo andati a dormire ma solo per un’ora circa perché ci siamo alzati alle cinque pronti per iniziare la nostra fantastica avventura.

Tante erano le cose da fare il primo giorno: finire di montare l’accampamento, approvvigionare il cibo per la colazione e il pranzo, perlustrare il nostro sottocampo che comprendeva altre nazioni; infatti per favorire l’integrazione i reparti dei vari stati sono stati distribuiti in modo tale da avere contatti sempre con stati diversi.
Infine alle 20,00, ora locale, ci siamo avviati con tanto entusiasmo  verso l’Arena, che aveva una capienza di 80.000 persone, per partecipare alla splendida cerimonia di apertura che era anche visibile in diretta streaming in tutto il mondo e che ha lasciato tutti incantati per la sua maestosità.
Abbiamo vissuto giornate molto intense. Al mattino presto si approvvigionava il cibo per la colazione ed il pranzo, alle otto circa si partiva per le varie attività che ogni squadriglia aveva scelto di svolgere,  pranzo al sacco e poi ancora in giro per il campo per incontrare gli scout di altri sottocampi, confrontarsi e scambiarsi i fazzolettoni o altro materiale da portare a casa per ricordo.

Varie erano le attività sportive da poter svolgere: dal rafting all’arrampicata, dalla pesca alla discesa con la carrucola, dal SUP al SUB etc. ma anche visite ai poli museali, ai vari padiglioni come le Food Houses di  tutti gli stati, il Faiths and Believes per conoscere le varie culture e religioni, il Global Development Center etc. Chiaramente siamo riusciti a fare e vedere solo una parte di tutto quello che il Jamboree offriva perché i tempi erano stretti e le distanze grandi.

Ma ci  sono state anche delle giornate speciali:
Cultural Day dove ogni reparto ha cucinato i piatti tipici del proprio stato per farli assaggiare agli altri scout del mondo e ha assaggiato a sua volta i loro.
Spettacolo Musicale all’Arena con la partecipazione dei Broadway che suonavano e cantavano canzoni della Walt Disney.
Cerimonia interreligiosa, sempre all’Arena, durante la quale abbiamo condiviso le varie credenze e tradizioni dei vari popoli che partecipavano al Jamboree. A seguire nel nostro sottocampo è stata celebrata una messa cristiana in inglese alla quale abbiamo partecipato sotto un sole cocente che ha causato qualche svenimento ma per fortuna è finito tutto bene.
Escursione al Monte Jack alto solo 1.000 metri, ma coperto di boschi come del resto lo era tutta la riserva, dove abbiamo incontrato un cucciolo di orso grizzly e praticato alcune attività sportive.

La fine della nostra avventura si avvicinava e, arrivato l’ultimo giorno di permanenza al Jamboree, abbiamo iniziato a smontare il sottocampo, preparare gli zaini per il ritorno, effettuare gli ultimi scambi di oggetti ricordo e dopo cena tutti di nuovo all’Arena per partecipare alla meravigliosa cerimonia di chiusura con canti, spettacoli e favolosi fuochi di artificio che sembravano incendiare l’intera riserva.

La mattina dopo abbiamo smontato le ultime tende e siamo ripartiti con gli occhi, il cuore e la mente pieni del “Jamboree”.
Il viaggio di ritorno è stato più lungo di quello dell’andata (30 ore) in seguito al ritardo dei  voli per perturbazioni ed infine, ciliegina sulla torta, a Bologna abbiamo trovato una sorpresa: la maggior parte dei nostri zaini non erano arrivati con noi, anzi poi abbiamo scoperto che non erano neanche partiti. Poco male tutto si risolve, abbiamo fatto la denuncia e dopo qualche giorno ce li hanno recapitati a casa.
Arrivati con il pulmann a Porto San Giorgio, dove eravamo attesi dai nostri genitori, ci siamo salutati con baci e abbracci con la promessa che ci saremmo rincontrati successivamente per il confronto sulla nostra splendida esperienza.

Ci sarebbe tanto altro da raccontare ma ho cercato di fare una sintesi sperando di aver reso l’idea di questa magnifica esperienza.
Il motto di questo Jamboree è stato “sbloccare un nuovo mondo” ed il simbolo che il Contingente italiano ha adottato è il ponte di Leonardo perché come dice Papa Francesco bisogna costruire ponti e non  muri.
Il Jamboree è stata una straordinaria occasione di incontro e fratellanza tra popoli diversi;  dal quale abbiamo imparato che è possibile costruire un mondo migliore con il dialogo, la solidarietà e la condivisione.

Noi fortunati che abbiamo potuto vivere questa esperienza ci sentiamo contenti e doverosi di poterla condividere con gli altri per cercare di contagiarli con lo spirito del Jamboree.

Quello che più mi ha colpito è stato vedere ragazzi così diversi sembrare essere una cosa sola e nei loro occhi si leggeva la voglia di essere lì e condividere questa esperienza con gli altri perché anche la gioia e la felicità sono più forti se condivise. Infatti fin dall’inizio, pur trovandomi tra 45.000 sconosciuti, mi sono sentito perfettamente a mio agio come se fossi a casa perché vivevamo tutti all’insegna degli stessi ideali, anche se sono rimasto turbato, ma solo per un attimo, nel vedere l’entusiasmo degli scout africani pensando al rientro nei loro villaggi poveri; ma poi ho realizzato che la loro felicità risiede in altri valori che noi abbiamo forse dimenticato.

Adesso il nostro impegno è portare il Jamboree dentro di noi affinché nelle relazioni con gli altri si percepisca il nostro essere scout desideroso della fratellanza dei popoli.

 

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