“La possibilità di pace per il Medio Oriente passa anche per la presenza dei cristiani, un ponte tra le diversi fedi, capaci di tendere la mano alle persone in quanto uomini e donne”. Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, descrive così il viaggio di solidarietà in Siria (23-26 settembre) con il direttore della fondazione pontificia Acs Italia (Aiuto alla Chiesa che soffre), Alessandro Monteduro, che lo ha portato a Damasco, Maloula, Homs e Aleppo. Quattro giorni “intensi” durante i quali l’arcivescovo di Milano ha potuto conoscere alcune comunità cristiane locali, i loro vescovi appartenenti ai vari riti presenti in Siria, e visionare numerosi progetti portati avanti da Acs nella capitale siriana, a Homs e Aleppo. Sono ben 813 i programmi di aiuto di Acs avviati in collaborazione con le nove chiese presenti nel Paese arabo per un totale di 36.309.951 euro (dato aggiornato al 6 settembre 2019).
Damasco, Maaloula e Homs. Dopo l’incontro in nunziatura, con il card. Mario Zenari, a Damasco, l’arcivescovo di Milano si è recato, il 24 settembre, a Maaloula, villaggio cristiano devastato dai terroristi di Al Nusra dove ha celebrato la messa nel santuario dei Santi Sergio e Bacco e portato il suo saluto alla comunità delle suore ortodosse nel vicino monastero di santa Tecla.
Da Maaloula ad Homs, per pregare sulla tomba del missionario gesuita olandese, padre Frans van der Lugt ucciso nella città siriana, il 7 aprile 2014, all’età di 76 anni, 50 dei quali passati in Siria. Il ricordo di questa visita resta impressa nelle parole trascritte a mano da mons. Delpini, nel libro degli ospiti:
“il più piccolo di tutti i semi diventa il grande albero del riposo per i passeri del cielo. Padre Frans e tante vittime della violenza cieca e stolta, sono semi per la terra di Siria, e speriamo il tempo in cui il grande albero potrà offrire ristoro e pace a tanti figli di questa terra”.
“I semi cui mi riferisco, e che richiamano il Vangelo – spiega al Sir l’arcivescovo di Milano – sono in particolare la preghiera, l’appartenenza alla Chiesa e l’attitudine dei cristiani ad aiutare le persone in base al bisogno e non per la loro appartenenza. Questa per me è una ricchezza per la Siria”.
“Mi ha colpito molto la testimonianza di tanti fedeli ricchi una fede determinata e priva di complessi di inferiorità”.
“E la cosa mi colpisce ancora di più se la mettiamo a confronto con il nostro cristianesimo che a volte si manifesta con un certo imbarazzo” aggiunge mons. Delpini. Il pensiero va ai giovani incontrati ad Aleppo, radunati nella Scuola del catechismo, opera sostenuta da Acs e inaugurata dallo stesso arcivescovo, che hanno accolto il presule italiano con un piccolo recital. Salutando i giovani mons. Delpini si è detto certo che
“esiste un futuro per i cristiani in Siria”.
“Abbiamo visto tante macerie, udito della riduzione del numero dei cristiani, dell’esodo dei giovani verso altri Paesi”. A fronte di questa domanda “drammatica”, la risposta “non può essere quella delle statistiche e delle sole risorse economiche. Dal Vangelo – ricorda mons. Delpini – apprendiamo che
il futuro della Chiesa e della missione dipende dalla santità dei cristiani, segnata dalla sofferenza, da tanti martiri e povertà”. “Essa è un seme che promette molto frutto a patto di confidare nell’opera dello Spirito Santo”.
Per l’arcivescovo di Milano occorre, però, insistere su tre aspetti: “la preghiera che alimenta la speranza, la formazione alta teologica e culturale dei cristiani, e infine la cura dei giovani. Le nuove generazioni devono crescere con la consapevolezza e l’idea che hanno una missione da compiere qui, nella loro terra, prima che un benessere da conseguire altrove”. A Homs l’arcivescovo ha incontrato e benedetto anche alcuni beneficiari del progetto “Jesus is my rock”, attraverso il quale Acs ha ricostruito 290 case distrutte dalla guerra e appartenenti a famiglie cristiane. Un modo concreto per arginare l’esodo cristiano dalla Siria.
Aleppo. Un tema, questo, riproposto con urgenza anche dai vescovi cristiani della città martire del conflitto siriano, Aleppo. Chiare le parole dell’arcivescovo greco-melkita di Aleppo, mons. Jean-Clement Jeanbart: “i cristiani hanno bisogno di aiuto e bisogna fare il massimo perché restino nella loro terra. Aiutare i cristiani significa aiutare anche i musulmani. La Siria si ricostruisce anche con il bene e la solidarietà”. Parole condivise da mons. Delpini: “ai presuli aleppini ho portato l’amicizia della chiesa di Milano che ha un debito di gratitudine con le Chiese orientali. Ho ascoltato il loro grido di aiuto cui cercheremo di dare una risposta fattiva”. Nel tempo trascorso ad Aleppo mons. Delpini e il direttore di Acs-Italia, Monteduro, hanno incontrato le famiglie cristiane beneficiarie del progetto “Goccia di latte” che assicura ogni mese (a Homs e Aleppo, ndr.) latte in polvere ai bambini sotto i 10 anni e latte specifico ai neonati. Sono circa 3mila i piccoli che usufruiscono di questo progetto. Altre tappe significative del viaggio sono state all’ospedale cattolico di Saint Louis di Aleppo, dotato di macchinari sanitari offerti da Acs, alle cattedrali maronita, armena e melkita di Aleppo, distrutte dai terroristi di Al Nusra e ora in ricostruzione, grazie ai benefattori di Acs. Da mons. Boutros Marayati, arcivescovo degli armeni cattolici della città siriana, mons. Delpini ha ricevuto un’immagine di Cristo posta su un pezzo di legno ricavato dalle macerie della cattedrale.
La vicinanza della Chiesa italiana. La visita dell’arcivescovo di Milano ha fatto seguito a quella di pochi giorni fa dell’arcivescovo di Genova, card. Angelo Bagnasco presente ad Aleppo anche in veste di presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. “Queste due visite ravvicinate – ha commentato mons. Delpini – sono un segno di vicinanza della Chiesa italiana alla Siria e al suo popolo. Una prima cosa che ci viene chiesto di fare è
favorire il rientro di chi ha lasciato questa terra per la guerra e per mancanza di sicurezza e di prospettive future.
Qui è importante la missione della Caritas, delle fondazioni come Acs e anche il sostegno a progetti in località dove sono presenti nostri religiosi e sacerdoti o persone che hanno contatti con le nostre chiese in Italia. Di questo viaggio parlerò con i miei sacerdoti e confratelli anche per mettere in campo nuove forme di vicinanza per il futuro e stimolare una ripartenza della vita della comunità cristiana locale”.