I corridoi umanitari sbarcheranno in Unione europea. Il 10 dicembre le chiese protestanti coadiuvate dalla Ccme (la Commissione per i migranti in Europa della Kek) presenteranno alle istituzioni europee il progetto dei corridoi chiedendo all’Ue di riconoscere ufficialmente la validità dell’iniziativa, di sostenerla economicamente e proporla ai paesi membri come modello di accoglienza unita alla integrazione. Dai corridoi umanitari italiani a quelli europei: questa mattina in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati la Federazione delle chiese evangeliche in Italia insieme alla Ccme della Kek ha presentato l’ultima tappa di una iniziativa che insieme alla Comunità di Sant’Egidio ha preso vita nel 2016 consentendo fino ad oggi l’ingresso in Italia di oltre 2.200 profughi. Forti del recente premio Nansen ricevuto dall’Unchr per i corridoi umanitari, la Federazione rilancia e presenta la proposta in Europa.
“La gioia del premio ricevuto – ha detto Luca Negro della Fcei – è oscurata dalle notizie del naufragio a Lampedusa che parlano di morte, donne e bambini. Per questo diciamo che i corridoi umanitari costituiscono l’unica alternativa possibile ai viaggi della morte”. Modello esportato già in Francia Belgio e Germania “i corridoi umanitari – sottolinea Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope (MH), programma rifugiati e migranti della Fcei – garantiscono sicurezza a chi parte ma anche sicurezza a chi accoglie perché prevede un percorso di integrazione che viene messo in atto capillarmente in tutto il Paese da comunità, associazioni e parrocchie che svolgono anche un lavoro di mediazione culturale”. Si tratta di un progetto temporaneo che ha dimostrato di essere “fattibile e praticabile”. Con la consegna ufficiale di questa proposta alle istituzioni europee la speranza è che l’Europa la faccia propria, allarghi le capacità quantitativa dei numeri fino ad oggi raggiunti ma soprattutto che la sostenga economicamente dando aiuti finanziari ai paesi che aderiscono alla iniziativa. “L’Unione europea per la sua storia, la sua vocazione e soprattutto per il primato giuridico da sempre dato ai diritti umani è tenuta a dare esempi virtuosi e di buona pratica”. In vista della presentazione del progetto a Bruxelles, il Ministero degli esteri ha costituito insieme al ministero dell’interno una piattaforma di esperti nell’ottica di elaborare una proposta fattibile e concreta”, ha detto Emanuela C. Del Re, vice ministra agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale.