Nella Giornata mondiale per la salute mentale, la Who (World Health Organization – Organizzazione mondiale della sanità) ha segnalato che sarà questa la vera emergenza sanitaria dei prossimi anni, mentre già oggi la forma più diffusa di disagio psichico – la depressione – colpisce oltre 300 milioni di abitanti del pianeta. Nel frattempo, l’Istituto nazionale di statistica-European health interview survey-Ehis ha fatto sapere che
in Italia 2,8 milioni di persone, ossia il 5,6% della popolazione di età superiore a 15 anni, presenta sintomi depressivi,
dei quali 1,3 milioni con sintomi del disturbo depressivo maggiore.
A soffrirne di più i residenti al Centro e al Sud, in particolare in Umbria (9,5%) e Sardegna (7,3%).
Gli over 35 più vulnerabili sul fronte socio-economico presentano un’incidenza doppia rispetto ai coetanei con titoli di studio più elevati.
“Il Servizio sanitario nazionale – sostiene Walter Ricciardi, ordinario di igiene generale e applicata all’Università Cattolica e direttore dell’Osservatorio – ha di fronte una nuova sfida con la quale misurarsi e tra le possibili strategie di intervento sicuramente va annoverato il rafforzamento dell’assistenza primaria e dei rapporti ospedale-territorio”. Per l’esperto, sarà inoltre necessaria
“una maggiore integrazione tra servizi sanitari e sociali,
insieme ad una migliore differenziazione dell’offerta sulla base dei bisogni dei pazienti, riducendo i troppi letti in residenze e comunità”, spostando i fondi “verso i servizi di comunità” e “aiutando le persone a restare nel proprio ambiente di vita”. “Oltre alle attività di cura e assistenza delle persone affette da depressione – aggiunge Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio – sarà importante attivare azioni efficaci nell’ambito della prevenzione primaria, per esempio attraverso
progetti nelle scuole per individuare i soggetti a rischio ed intervenire precocemente,
e attraverso un’attenzione particolare alle fasce di popolazione più anziane, le più a rischio, con programmi finalizzati a incrementare l’attività fisica e ridurre l’isolamento sociale”.