“Non mi interessa sapere perché i 181 della Business Roundtable hanno sottoscritto il documento in cui dicono di perseguire non più solo il profitto, ma che quanto hanno scritto deriva dalla dottrina sociale della chiesa e dal pontificato degli ultimi Papi”.
Lo ha detto Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali al convegno annuale degli aderenti italiani della Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice che si è svolto nel convento di S. Domenico a Bologna. “È importante – ha proseguito Zamagni – perché il fine dell’impresa è creare valore sociale, poi è ovvio che questo valore deve essere dato agli azionisti ma anche agli altri stakeholder: i dipendenti, i clienti, i fornitori e la comunità di riferimento”.
Zamagni ha fatto quindi un breve excursus storico per ricordare che “l’economia di mercato è stata inventata in Italia nel 1400 ed è nella tradizione del pensiero cattolico”. In particolare erano stati i cistercensi “a risolvere il problema della produzione della ricchezza per soddisfare i bisogni fondamentali”. Però non erano stati in grado di capire come redistribuire questa ricchezza e il loro testimone è stato raccolto “da san Francesco, che era un imprenditore, ed è così che i francescani hanno inventato l’economia di mercato. Che quindi non nasce dal capitalismo, ma nasce per garantire la prosperità inclusiva di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”.
Ma “certe linee di pensiero, certi documenti che rappresentano il cuore della civiltà occidentale, vengono censurati dall’egemonia culturale. Lo dimostra – ha concluso Zamagni – il fatto che un saggio, per me il più bello, di Ratzinger del 1986 pubblicato sulla rivista inglese ‘Communio’ dal titolo ‘Economia di mercato ed etica’ non è mai tradotto in italiano”.