Lo dice Stefano Zamagni, economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (Pass), in merito all’assegnazione del Nobel per l’economia a Esther Duflo, 46 anni, la più giovane a ricevere questo riconoscimento, all’indiano Abhijit Banerjee (58 anni), moglie e marito ed entrambi docenti del Massachusetts Institute of Technology; mentre il terzo premiato, l’americano esperto di economia dello sviluppo Michael Kremer (54 anni), economista dell’università di Harvard. “In passato, i premi Nobel venivano dati ai grandi teorici, a coloro i quali si occupavano di analisi economica, di matematica economica. Erano coloro i quali si occupavano di produrre modelli”, osserva Zamagni. A suo avvisto, questo è un “segno dei tempi”: “Vuol dire che ormai si è diffuso il convincimento in base al quale non si può continuare nella direzione finora intrapresa. Bisogna capire che il problema oggi a livello globale non è tanto quello di aumentare la ricchezza o il reddito ma di trovare i modi per redistribuire il valore creato e la ricchezza creata”. “Per essere andati per quasi due secoli a studiare solo la creazione della ricchezza, per allargare la torta nazionale, quello che noi chiamiamo Pil, ci siamo ridotti in un mondo in cui le disuguaglianze sono in continuo aumento, in cui l’ambiente sta arrivando al punto di non ritorno, una situazione nella quale i livelli di pubblica felicità come è documentato dalle Nazioni Unite stanno diminuendo anno dopo anno – aggiunge Zamagni -. Allora ci si chiede che economia è quella che dice come aumentare la ricchezza se ciò avviene con la distruzione della felicità, dell’ambiente e della dignità umana”. Infine, l’economista evidenzia che, “nello specifico, Duflo sin dagli anni del dottorato, si è occupata di trovare le misure di politica economica e giuridica per superare questo problema”.