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I punti principali della “manovra”

Stefano De Martis

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di bilancio, sia per il 2020 che per il triennio 2020-2022, e il decreto fiscale collegato, vale a dire i due provvedimenti che compongono la manovra economica. Ha approvato inoltre il Documento programmatico di bilancio (Dpb) che di tale manovra è una sintesi contabile destinata alla Commissione europea per le sue valutazioni.

Il Dpb è stato inviato a Bruxelles (il termine scadeva proprio il 15 ottobre), mentre per presentare la legge di bilancio alle Camere c’è tempo fino al 20 ottobre, ma il governo ha deciso a sorpresa di anticipare almeno l’esame e il varo in Consiglio dei ministri. Si tratta peraltro di un anticipo molto relativo, in quanto l’approvazione è avvenuta con la formula “salvo intese”. In pratica non è stato raggiunto un accordo su tutti gli aspetti

e quindi non esistono ancora i testi ufficiali, dopo le varie bozze circolate nei giorni scorsi. Dunque allo stato ci si può solo rifare al comunicato diffuso al termine del Consiglio e alle dichiarazioni dei membri del governo. Quanto sia stato difficile il confronto a Palazzo Chigi lo rivelano anche gli orari della riunione, iniziata alle 23.02 di lunedì 15 ottobre (con due ore di ritardo rispetto alla convocazione) e conclusa alle 4.35 del giorno successivo.

“La manovra è espansiva, dobbiamo ritenerci soddisfatti”,

ha commentato a caldo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Pure in un quadro di finanza pubblica particolarmente complesso – è ancora la valutazione del premier –

siamo riusciti a evitare l’incremento dell’Iva che era il nostro primo obiettivo

e poi, potendo disporre di risorse finanziarie aggiuntive che si sono manifestate nelle scorse settimane, siamo riusciti a costruire una manovra che realizza vari punti del programma di governo”.
Nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi il primo punto è proprio la “sterilizzazione” dei 23,1 miliardi di aumento dell’Iva che sarebbero scattati in assenza di interventi. E ciò è stato fatto senza ricorrere alla rimodulazione delle aliquote per aumentare il gettito, sottolinea il comunicato riferendosi a uno dei principali temi di confronto della vigilia.
Al secondo punto c’è la riduzione del “cuneo fiscale”, le tasse che gravano sulle retribuzioni dei lavoratori, a partire già dal prossimo anno. Concretamente è dal prossimo luglio che le buste paga dovrebbero registrare un beneficio. L’intervento dovrebbe valere circa 3 miliardi. Il terzo punto è dedicato alla lotta all’evasione fiscale. Viene previsto “un inasprimento delle pene per i grandi evasori” e si introducono “misure per contrastare l’illecita somministrazione di manodopera e l’aggiramento della normativa contrattuale in tema di appalti da parte di cooperative o imprese fittizie”. Si rafforzano, inoltre, “le misure contro le frodi nel settore dei carburanti” e “il contrasto all’evasione e all’illegalità nel settore dei giochi, attraverso l’istituzione del registro unico degli operatori del gioco pubblico e il blocco dei pagamenti per i soggetti che operano dall’estero senza concessione, anche attraverso l’istituzione dell’agente sotto copertura”. Questo della lotta all’evasione è un punto decisivo della manovra perché il suo apporto è stato computato per più di 7 miliardi e probabilmente si tratta di uno degli aspetti che richiederanno ulteriori e non marginali approfondimenti.
Al quarto punto, ma strettamente collegato al precedente, c’è la questione dei pagamenti in contanti da disincentivare in chiave di lotta all’evasione. Il comunicato parla di un “piano cashless” che prevede, tra l’altro, “l’introduzione di un super bonus da riconoscersi all’inizio del 2021 in relazione alle spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili nei settori in cui è ancora molto diffuso l’uso del contante, nonché l’istituzione di estrazioni e premi speciali per le spese pagate con moneta elettronica e sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con carte di credito o bancomat”. Il limite all’utilizzo dei contanti dovrebbe scendere a 2mila euro dai 3mila attuali e poi a mille nel terzo anno della programmazione.
Al punto 5 compaiono gli interventi per la famiglia, “oggetto di un piano di razionalizzazione e semplificazione” (un indiretto accenno all’ipotesi dell’assegno unico) e di ulteriori stanziamenti. Secondo le bozze circolate dovrebbero aggirarsi sui 600 milioni. Il sesto punto annuncia l’abolizione del superticket nella sanità a partire dalla seconda metà del prossimo anno. Il settimo riguarda previdenza e welfare, con la conferma della cosiddetta “Ape social” per particolari categorie di lavoratori da tutelare e dell’Opzione Donna per le lavoratrici . Quota 100, a quanto risulta, resterebbe invariata. Nell’ottavo punto si parla dello stanziamento delle risorse necessarie per attuare la legge delega sul sostegno alle persone diversamente abili e di nuove risorse destinate a tre diversi fondi per la tutela del diritto al lavoro, per l’assistenza e per le esigenze di mobilità.
I punti 9 e 10 annunciano i nuovi fondi per finanziare gli investimenti pubblici e privati nel campo della sostenibilità ambientale (il “green new deal”) e per sostenere gli investimenti nel Mezzogiorno. Nell’undicesimo punto si confermano e si rifinanziano le misure di sostegno all’innovazione delle imprese già in vigore e nel dodicesimo le detrazioni per i lavori edilizi di riqualificazione energetica, a cui si aggiunge il “bonus facciate” per la ristrutturazione delle facciate esterne degli edifici. Il comunicato si conclude con l’ampliamento degli stanziamenti per il rinnovo dei contatti del pubblico impiego statale.

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