SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una bellissima festa, arrivata a suggello di un anno particolarmente intenso. Don Guido Coccia, parroco di San Benedetto Martire, traccia un bilancio a mente fredda dei recenti festeggiamenti patronali, parlando anche del suo mandato presso l’abazia del Paese Alto. Un incarico che, il prossimo 25 novembre, toccherà il traguardo del primo anno. «Sinceramente, prima di qualche settimana fa non avevo idea di cosa fosse la festa del patrono e di cosa volesse dire organizzarla dall’interno. Sin dall’inizio, dai primi incontri, ho visto una collaborazione e un’attenzione particolare dell’associazione Amici del Paese Alto, del Comitato di quartiere e del Comune. Questo grande attivismo mi ha dato anche un po’ di sollievo, perché sentivo su di me il peso delle responsabilità in questa ricorrenza, che non è soltanto una festa parrocchiale, ma riguarda tutta la città. Com’è andata? Non posso che accodarmi al positivo sentore generale espresso dal sindaco Pasqualino Piunti, dal presidente degli Amici del Paese Alto, Italo Giuliani e anche da don Romualdo. È stata una gioia vedere la grande partecipazione della città».
A proposito delle personalità citate da don Guido, il primo cittadino Piunti ha detto: «Vorrei evidenziare la grande partecipazione dei cittadini alla riuscita delle cerimonie più prettamente religiose, anche se è noto come la Festa del Patrono abbia la capacità di rendere indistinto il confine tra evento di fede e manifestazione civile». Mentre il presidente Giuliani, a festa chiusa, ha avuto un colloquio con monsignor Romualdo Scarponi: ex curato dell’abazia patronale e memoria storica di “su dentro”. «Don Romualdo ha confermato la mia sensazione – ha detto il noto fornaio sudentrino – da anni non c’era una così fervida partecipazione popolare ai riti religiosi. Più in generale, quest’anno ho notato un coinvolgimento maggiore di tutta la città».
«Mi fido delle loro parole – torna a parlare Don Guido – e, tra tutti, sono contento del giudizio positivo espresso da don Romualdo. Le sue parole mi sono di molto conforto. Non nascondo che, insieme col diacono Emanuele Imbrescia, ci abbiamo messo tanta passione per trasmettere l’intensità delle celebrazioni che abbiamo vissuto: dalla processione alla messa con il vescovo, fino al triduo di preparazione che abbiamo svolto a Cupra. Un evento particolare, quest’ultimo, del quale ho goduto con gioia. Ho avuto anche il piacere di accompagnare la statua del Santo nella chiesa di San Basso, da Don Armando Moriconi e Don Pino Raio, che sono stati veramente gentilissimi e molto disponibili nell’accoglierci».
L’idea di fondo che ha mosso Don Guido ed il diacono Emanuele nell’organizzazione del programma religioso è stata sostanzialmente quella di puntare non tanto sui vari appuntamenti in sé, ma su come vivere tali ricorrenze. «Volevamo arrivare al senso di quello che stavamo facendo – sottolinea ancora il parroco – e mi ha fatto davvero piacere sentire tutta la comunità in festa. Per me, in particolare, è stata un’enorme emozione accogliere la statua in porto o portare in processione la Reliquia».
Per quanto riguarda il primo anno di attività pastorale a S. Benedetto Martire, Don Giudo parla di un periodo super-intenso, sia come parroco che come uomo: «Ho fatto ingresso nella nuova parrocchia il 25 novembre e già il 28 è iniziata la Novena dell’Immacolata, che ho cercato di vivere subito al meglio, nonostante uscissi da una malattia piuttosto seria. Abbiamo poi vissuto un Natale ed una Pasqua a grande intensità ma, poi, proprio nel giorno di Pasqua, è venuto a mancare mio padre, dunque i mesi successivi sono stati per me umanamente faticosi. Arrivata l’estate, l’abbiamo vissuta alla grande, in particolare con i giovanissimi dell’oratorio e del Campo Scuola. Poi siamo ripartiti col gruppo dei Lettori e dei Ministri Straordinari della Comunione».
«Inoltre – prosegue – ho cercato di essere il più vicino possibile al gruppo della Caritas, per dare nuova linfa, e che in questi giorni ha creato una pesca di beneficenza per i nostri poveri. Abbiamo cercato di fare sentire la parrocchia di tutti, dando la possibilità alle persone di buona volontà di dare una mano alle realtà parrocchiali; dal gruppo delle pulizie e altro…Più che semplici collaboratori, termine forse più appropriato in ambito lavorativo, il mio obiettivo è avere persone corresponsabili della Chiesa e del messaggio di Cristo. Io faccio un po’ da guida, sto lì in mezzo a loro cercando di indicare il percorso diocesano, cristiano. Durante questo intenso anno, insieme alla comunità di S. Benedetto Martire abbiamo superato qualche difficoltà, ci siamo stretti insieme senza scoraggiarci e andando avanti».
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