“La fratellanza umana per una convivenza pacifica può avere inizio ed essere rafforzata solo attraverso il riconoscimento del diritto dell’altro a vivere con dignità ed essere trattato con rispetto”. Lo ha detto il card. Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, aprendo questa mattina a Roma una conferenza interreligiosa sul tema “La fratellanza umana per l’armonia e la pace”, promossa dalla “Sikhi Sewa Society” in occasione del 550° anniversario della nascita di Sri Guru Nanak Dev, fondatore del Sikhismo. Questa religione in Italia è praticata per lo più da fedeli immigrati provenienti dal subcontinente indiano. La stima della loro presenza nel nostro Paese è dibattuta. È attestato, comunque, che l’Italia ospita la seconda comunità sikh più grande d’Europa, dopo il Regno Unito, e che i sikh vivono in maggioranza nelle campagne e lavorano nel settore agricolo. Si stima per esempio che solo nella provincia di Latina i sikh che lavorano nei campi ufficialmente sono 30mila, ma nelle stagioni della raccolta (anche se ormai nelle serre si lavora tutto l’anno) la manodopera potrebbe addirittura raddoppiare. Per 12 ore di lavoro al giorno la paga si aggira attorno ai 4/5 euro.
La conferenza di Roma si è aperta all’indomani dello sciopero organizzato a Latina dai sindacati al quale hanno partecipato più di 3mila braccianti indiani sikh. Lo sciopero è stato indetto dopo che
a Terracina è stato arrestato un imprenditore agricolo che sparava con un fucile per intimidire i lavoratori indiani che rivendicavano i loro diritti.
Nel prendere la parola oggi, di fronte ai rappresentanti delle comunità sikh, il cardinale ha fatto riferimento all’odierno contesto in cui “molte persone diventano sempre più cieche alle necessità degli altri, assuefatte alle sofferenze dei poveri. Bramano una superiorità sulla falsariga del benessere materiale con crescenti tensioni, conflitti e violenza, sfortunatamente e deplorevolmente, anche in nome delle religioni”. Secondo il porporato, “se non ci si impegna con urgenza a praticare la fratellanza e la solidarietà e se non riusciamo a trovare una via e dei mezzi per costruire consapevolmente ponti di relazioni tra i popoli per l’armonia e la pace nella società, rischiamo di essere accusati di accelerare un colossale fallimento dell’umanità”. Il cardinale ha quindi indicato quattro imperativi: “Vivere autenticamente gli insegnamenti delle nostre rispettive religioni”; “acquisire la conoscenza delle religioni” dell’altro perché solo così “si possono abbattere i muri dell’ignoranza e dei pregiudizi”; assicurare a ciascuno “un legittimo spazio per praticare e testimoniare la propria religione senza paure né favoritismi” e infine “costruire ponti per dare speranza ad ogni situazione di disagio”.
Alle parole del cardinale, ha fatto eco Gursharan Singh, segretario della Sikhi Sewa Society: “Siamo perfettamente consapevoli che c’è una maggiore necessità ora, forse più che mai, di relazioni interreligiose, dialogo e attività condivisa, come imperativi per vivere in un ambiente religiosamente pluralista e multiculturale, cercando di scoprire le perle preziose che nutrono e alimentano il cammino di tutti noi verso l’unione con gli altri”. Il rappresentante sikh ha quindi ricordato le parole del fondatore del Sikhismo sull’“uguaglianza degli esseri umani”:
“Vedi la fratellanza di tutta l’umanità come il più alto ordine spirituale; conquista la tua mente e conquista il mondo”.
Impegnato nel Sinodo panamazzonico, mons. Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha inviato un messaggio. “Ho avuto modo di ammirare l’impegno e la fatica di tanti vostri membri nelle campagne dell’Italia e anche della terra in cui sono vescovo, la diocesi di Frosinone. Mi rammarico vedendo le ingiustizie e lo sfruttamento di cui sono ancora a volte oggetto, nonostante il grande lavoro che svolgono nelle nostre campagne, lavoro necessario e spesso insostituibile, perché oggi molti italiani non amano sporcarsi le mani nell’agricoltura e nell’allevamento”. Anche il vescovo ha sottolineato l’impegno del fondatore dello Sikhismo, il Guru Nanak, per l’uguaglianza di tutti gli uomini, “opponendosi alle disuguaglianze sociali”. Ed ha concluso: “So che nei vostri templi c’è una mensa aperta a tutti, anche ai poveri.
Siamo davanti a un prezioso messaggio per il mondo di oggi, dove le disuguaglianze sono ancora numerose, dove l’abisso tra ricchi e poveri si allarga sempre di più”.