A scatenare questa emergenza c’è “l’aumento esponenziale del prezzo del carburante, provocato dalle recenti restrizioni alle importazioni imposte sia dal Governo riconosciuto dalla comunità internazionale, che dalle autorità Houthi”, segnala l’ong. Limitazioni che hanno interrotto l’attracco di navi nei principali porti del Paese, come Hodeida, con il risultato che il prezzo di un litro di benzina nella capitale Sana’a – riferisce l’ong – è schizzato alle stelle da agosto con un aumento del 300%. “Scarseggia paurosamente tutto il carburante necessario per pompare acqua sotterranea o per trasportarla con autocisterne nei campi profughi dove vivono 3,6 milioni di yemeniti rimasti senza una casa”. “Restare senz’acqua pulita in Yemen – dice Riccardo Sansone, responsabile dell’ufficio umanitario di Oxfam Italia – significa essere contagiati da malattie come il colera che in meno di 3 anni ha contagiato oltre 2 milioni di persone, uccidendone 3.700 solo dall’aprile 2017. Continuare a girarsi dall’altra parte è prima di tutto un crimine verso il popolo yemenita”. Da Oxfam l’appello alla comunità internazionale con una petizione per un immediato cessate il fuoco e al Governo italiano perché “sostenga attivamente il processo di pace e aumenti gli aiuti diretti alla popolazione, fermi a 5 milioni l’anno”.