“Di fronte a una situazione davvero inedita, a livello nazionale e internazionale, il contributo dei cattolici al bene comune passa, innanzitutto, dalla loro capacità di stare nel mondo”. Lo scrive Gianfranco Brunelli, direttore de Il Regno, sul numero di novembre di Vita Pastorale.
“Questo esige, nell’orizzonte di una testimonianza cristiana, un nuovo percorso di formazione. Non solo religiosa e spirituale. Ma, anzitutto, culturale e politica”, osserva. Il quadro politico delineato da Brunelli è quello, da un lato, di “un’offerta politica di nuovi soggetti, pronti a cavalcare e a generare paure” e, dall’altro, di “una fase irrazionale e antiriformista, che mina il Paese e il suo ruolo internazionale”. “L’egemonia culturale del centro-sinistra nella sua crisi radicale ha finito col determinare la crisi dei propri soggetti politici, aprendo ai movimenti reazionari e privando il Paese di un progetto riformatore alternativo”. Il rischio conseguente è che “senza un disegno di riforme istituzionali e politiche adeguate, senza opposizione democratica, senza soggetti alternativi: l’Italia è, oggi, il Paese più a rischio in Europa”. In questo scenario la convinzione del direttore de Il Regno è che “la Chiesa italiana non può rimanere assente o in disparte”. “Non può tacere. Ha una responsabilità storica quanto all’annuncio, all’educazione, all’edificazione della fede cristiana e alla promozione umana.
Senza entrare direttamente in politica o formulare opzioni di parte o creare un proprio strumento partitico, o chiedere che qualche laico lo faccia, essa può chiamare a raccolta tutte le coscienze, innanzitutto quelle dei credenti, invitandoli a una nuova stagione di responsabilità personale attorno ad alcuni valori condivisi. Se non è più tempo di un partito cattolico, è certamente tempo di una nuova stagione d’impegno”.

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