Giancarlo Cocco

Giornata storica quella del 9 novembre 1989 quando cadde il muro di Berlino che divideva i tedeschi dell’est da quelli dell’ovest. Tutto era cominciato l’8 maggio del 1945 quando Berlino, dopo la capitolazione del III Reich era stata divisa in quattro zone una affidata alla Russia le cui truppe avevano combattuto negli ultimi istanti del nazismo strada per strada, un’altra agli americani, la terza agli inglesi e la quarta ai francesi. Nell’ottobre del 1946 si svolsero elezioni amministrative ma la rivalità tra Est ed Ovest si acuì. Nel 1948 – 1949 i sovietici posero il blocco della città. Impedirono tutti i collegamenti via terra e ferrovia tra Berlino e Germania Occidentale. Il blocco durò un anno e fu superato grazie al ponte aereo delle autorità militari alleate, che trasportarono in città un milione e mezzo di tonnellate di merci. La situazione si normalizzò nel maggio del 1949 ma ormai Berlino, come del resto la Germania, risultava irrimediabilmente divisa in due. La rottura tra gli alleati occidentali e l’Unione Sovietica si materializzò il 13 agosto del 1961. Dopo continue tensioni alla frontiera il governo comunista tedesco di Walter Ulbricht, decise di dividere definitivamente in due la città di Berlino. La propaganda lo chiamò “muro antifascista”, in pratica si trattò di una barriera prima in filo spinato, poi in cemento armato che per oltre venti anni separò famiglie. Nessuna speranza di rivedere amici, parenti, fidanzate. Inevitabili i tentativi di fuga spesso attraverso tunnel sotterranei ( ne furono costruiti ben 135 in quegli anni), tante le vittime dei Vopos, le famigerate guardie di frontiera che sparavano a vista  su chiunque si fosse avvicinato al muro.

Nel 1989 avvenne quello che i tedeschi chiamano Wende (la svolta).Quasi con la stessa velocità con cui era stato costruito il muro, un rappresentante dell’amministrazione della Germania Orientale – il ministro della Propaganda Gunther Schabowski –annunciò prematuramente l’apertura del confine. Migliaia di esultanti tedeschi dell’Est si diressero verso la barriera ed iniziarono a farla a pezzi, mattone per mattone. Coloro che erano presenti parlano di una scena come “la più grande festa per strada nella storia del mondo”. Era il 9 novembre.

La Riunificazione delle due  Germanie  non solo ha rivoluzionato l’aspetto geopolitico dell’Europa e gli equilibri mondiali, ma ha mutato anche l’economia europea ed ha influito nella polarizzazione e nei contrasti fra Stati Nordeuropei del rigore e Stati del Sudeuropa della flessibilità. Questi sono stati i temi del workshop promosso venerdì 8 novembre  dal quotidiano on-line Eurocomunicazione e svoltosi a Roma presso Spazio Europa, sede della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea in collaborazione con l’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo e con il Goethe institute i cui studenti hanno riempito la sede. Vi hanno preso parte Angelo Bolaffi, germanista e filosofo,Joachim Bernauer Direttore del Goethe- Institut,Gian Paolo Segala giornalista e già docente a Berlino Ovest,Federigo Argentieri della John Cabot University,Christian Blasberg Docente di Storia Contemporanea alla LUISS, Maurizio Caprara editorialista di politica internazionale per il Corriere della Sera, Roberto Santaniello Consigliere  stampa della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Erano presenti anche rappresentanti dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania ed il Primo Consigliere dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede Pier Mario Daccò Coppi. Il dibattito che ne è seguito è stato moderato da Giovanni De Negri Direttore di Eurocomunicazione e Gabriella Lepre Caposervizio Redazione Esteri di Rai Radio 1. Inaspettato, perché non previsto dal programma, è arrivato quasi alla conclusione del dibattito il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli che nel suo intervento ha detto: “Dal Muro di Berlino nasce la libertà che ci appartiene e che ci ha resi più forti. Dalla caduta del muro sono nati i sistemi liberali di oggi e la tenuta delle istituzioni. Purtroppo oggi ci sono ancora numerosi conflitti nel mondo. Troppi. L’Unione Europea non può stare a guardare. Noi però possiamo fare pressione per fermarli e condividere la felicità degli europei con tutti gli altri popoli”. Sassoli ha poi ricordato che in quei giorni della caduta del muro era lì a Berlino come giornalista con Maurizio Caprara e che anche loro acquistarono, in Germania Ovest, uno scalpellino con il quale portarono via un piccolo frammento di muro che conservano gelosamente.

 

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