Da ieri, lunedì 11, a mercoledì 13 novembre la Chiesa caldea chiama i suoi fedeli a digiunare e pregare “per chiedere a Dio il dono della pace e del ritorno alla stabilità in Iraq”.
Lo ha chiesto il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei caldei, invitando a ricorrere alle armi spirituali del digiuno e della preghiera per chiedere la fine del caos e delle violenze che stanno insanguinando il Paese. Secondo l’agenzia Fides, “il primate della Chiesa caldea ha anche rinnovato l’appello al governo e ai manifestanti affinché tutti esercitino saggezza e moderazione nel dare priorità all’interesse generale dell’intero popolo iracheno, evitando di spargere sangue innocente e di saccheggiare o danneggiare beni pubblici e privati”. Al momento sono almeno 320 gli iracheni rimasti uccisi negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza che da settimane dilagano in tutto il Paese. Nelle ultime ore, l’amministrazione Usa è intervenuta sulla crisi irachena con una dichiarazione del portavoce della Casa Bianca diffusa dall’Ambasciata Usa a Baghdad, nella quale si prende posizione a favore dei manifestanti e si indica la strada delle elezioni anticipate come via per provare a uscire dal caos e placare le proteste antigovernative, esplose a inizio ottobre e finite nel sangue. Il comunicato Usa di fatto giustifica le proteste come una comprensibile reazione davanti all’aumentare dell’influenza iraniana in Iraq.

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