L’arcivescovo di Los Angeles, mons. José H. Gomez, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.
Ieri i vescovi americani lo hanno eletto con 176 voti favorevoli. Un consenso largo, poiché per ottenere la maggioranza occorrevano 120 preferenze. Sarà il primo presidente latino a guidare i presuli statunitensi, il primo vescovo legato all’Opus Dei. L’elezione di mons. Gomez è un chiaro segnale di una Chiesa che vuole andare oltre i muri disegnati dal governo perché l’arcivescovo di Los Angeles è nato in Messico e la sua diocesi conta il numero più grande di cattolici provenienti dall’America Latina. Un ponte quindi non solo tra le diverse anime cattoliche del Paese ma anche tra le diverse anime della Conferenza episcopale. Pur considerato un conservatore dal punto di vista teologico, in molti gli riconoscono la grande capacità di costruttore di ponti anche tra le diverse fazioni nel corpo dei vescovi e una guida autorevole nel traghettare la Chiesa americana nella direzione indicata da Papa Francesco. L’arcivescovo Gomez è stato molto esplicito nel condannare le politiche migratorie della presidenza Usa e si è schierato apertamente a difesa dei migranti e dei rifugiati, in particolare dei bambini separati dalle famiglie al confine. Il nuovo presidente è stato delegato al Sinodo sulla famiglia e a quello sui giovani. Nonostante la diocesi di Los Angeles sia stata sede cardinalizia sotto Giovanni Paolo II, né Benedetto, né Francesco hanno scelto di dare continuità alla tradizione.
Vicepresidente della Conferenza episcopale è stato eletto mons. Allen H. Vigneron, arcivescovo di Detroit.
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