Venezia è in ginocchio ed è iniziata la conta dei danni dopo una notte da incubo:
Martedì sera alle 22.50 l’alta marea ha segnato il record di un metro e 87,
la seconda misura nella storia della città dopo i 194 centimetri del 1966. L’alta marea è ritornata questa mattina; per questa notte è previsto un possibile picco di 120 centimetri e uno di 130 domani mattina. Questa notte magazzini, negozi e case al pianterreno sono stati allagati; gondole e barche strappate dagli ormeggi e spinte sulle rive, tre vaporetti affondati in Riva degli Schiavoni, imbarcazioni alla deriva.
L’acqua ha invaso anche la basilica di san Marco dove la cripta è stata interamente sommersa e dentro la basilica, nel momento di picco di marea, sulla pavimentazione è stato registrato quasi un metro e 10 di acqua che ha intaccato le colonne e i marmi danneggiati, sostituiti nel 2018. Per valutare i danni il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha inviato gli ispettori dicendosi “pronto a finanziare quanto richiesto dalla Soprintendenza per tutelare la basilica”.
I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per spegnere un incendio all’interno del Museo di Ca’ Pesaro, provocato dal malfunzionamento della cabina elettrica, hanno già effettuato un centinaio di interventi e sono senza sosta al lavoro per le continue chiamate. “Stiamo affrontando una marea più che eccezionale, questo è un disastro”, ha detto il sindaco Luigi Brugnaro. Nell’isola di Pellestrina un anziano è morto fulminato, probabilmente mentre cercava di far ripartire le elettropompe nella sua casa allagata. Scuole chiuse e vaporetti fermi.
“L’evento è stato davvero eccezionale: abbiamo avuto molta paura e abbiamo vissuto una notte particolarmente difficile, tuttavia possiamo assicurare che la basilica ha subito danni non straordinari, ossia non diversi da quelli che subisce ordinariamente; ha piuttosto ricevuto un ulteriore colpo alla sua resilienza”. Così l’ingegner Pierpaolo Campostrini, procuratore della basilica di san Marco, che abbiamo raggiunto telefonicamente. “Danni non visibili a prima vista ma reali – spiega -: l’acqua salata che impregna pavimenti e pareti evapora, ma rimangono i sali che fanno disgregare i mattoni, i marmi, e gli intonaci su cui sono appoggiati i mosaici. Sono processi cumulativi che non si creano con un singolo evento, ma con la frequenza di eventi che colpendo la basilica negli anni hanno provocato danni molto rilevanti”. La cripta sotto l’altare maggiore è stata completamente sommersa. “L’acqua – racconta – è stata aspirata dalle pompe e il nostro personale, presente tutta la notte, ha messo in salvo i manufatti più preziosi”. Per il procuratore “questo non sarebbe accaduto se lo Stato avesse adempiuto alla promessa fatta ai veneziani e al mondo di mantenere indenne la città dalle acque alte con le barriere mobili del Mose (Modulo sperimentale elettromeccanico, sistema di 78 paratoie mobili installate nelle tre bocche di porto lagunari: Lido, Malamocco e Chioggia, ndr) opera mai portata a termine. E’ questo il vero scandalo, davvero in spiegabile. Cinque anni fa è stato scoperto un giro di corruzione e malaffare, lo Stato ha deciso di intervenire ma evidentemente non è stato sufficiente per concludere i lavori.Mi auguro che il governo intraprenda immediatamente le misure necessarie per mettere il Mose in grado di funzionare e per completare le altre opere di difesa dalle acque alte, inclusa l’impermeabilizzazione di piazza San Marco, uno dei punti più bassi della città, attraverso l’innalzamento della sua pavimentazione secondo un progetto del 1998 mai realizzato”.
“Due anni fa – prosegue – noi procuratori di san Marco abbiamo proposto un sistema che ha reso indenne il nartece (l’atrio, ndr) della basilica dalle acque alte fino a 85 cm, ossia i normali picchi di maree, attraverso una ‘disconnessione’ idraulica che impedisce all’acqua della laguna di risalire lungo i condotti delle acque piovane. In questo modo riusciamo ad evitare il 70% degli allagamenti. Per le maree straordinarie non abbiamo difese: occorrono i due interventi strutturali di cui abbiamo parlato. La Procuratoría di san Marco si è fatta parte attiva per suggerire una diversa progettazione degli interventi di difesa. Stiamo pensando ad una conferenza stampa – i particolari e la data sono ancora in via di definizione – per dare conto di quanto finora è stato fatto e per spiegare al mondo la nostra idea per difendere la basilica e la città dallo scempio dell’acqua alta che non danneggia solo i beni culturali ma anche la vita delle persone”.
“Il primo pensiero va ai miei veneziani colpiti dal disastro”,
afferma il patriarca Francesco Moraglia annunciando di avere chiesto alla Caritas di attivarsi “in
tutti i modi possibili rendendo disponibili, se necessario, anche i fondi di emergenza”. Moraglia pensa in particolare alle “persone fragili, a quelli che dormono per strada”, chiede alle parrocchie disponibilità per la prima accoglienza, ed esprime il proposito di andare a “visitare i luoghi e le persone più provate”. Tuttavia, osserva, “ogni anno Venezia è colpita. Samo contenti quando i ministri vengono a inaugurare manifestazioni, ma vorremmo però risposte da parte del governo per la nostra sicurezza.Sarebbe inoltre opportuno sapere che cosa ne sarà del Mose, che cosa possiamo aspettarci dopo tante promesse e attese”.