Torna a infuocarsi in Colombia la polemica sui minori uccisi in un bombardamento nel Caquetá del Governo contro la dissidenza Farc.
Fatto che ha causato le dimissioni del ministro della Difesa. Un servizio televisivo ha mandato in onda delle interviste fatte ad alcune donne contadine, le quali hanno denunciato che nel bombardamento in Caquetá potrebbero essere coinvolti 18 minori, tra i 12 e 18 anni (e non otto come finora è stato accertato). È stato documentato un massacro con bombe “intelligenti” che hanno letteralmente maciullato le persone colpite e, dunque, anche i minori in parte reclutati forzatamente dalla guerriglia. Le bombe hanno provocato un cratere di 15 metri e profondo 25 metri.
Duro il commento, via twitter, dell’arcivescovo di Cali, mons. Dario de Jesús Monsalve Mejia: “Persone deportate, minori criminalizzati, famiglie e popolazioni terrorizzate, giustiziati, natura ferita e rovinata, verità sepolta, Paese messo a tacere e minacciato: questa è sicurezza e pace costituzionale? O è la demenza del potere?”.
Il presidente della Commissione per la verità, padre Francisco de Roux, ha parlato per la prima volta di quanto accaduto nel Caquetá. “Il coinvolgimento dei bambini nella guerra è una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario; è un crimine di guerra”, ha detto il religioso. Ha aggiunto che il reclutamento di minori continua a verificarsi nelle montagne della Colombia: “Questo sta accadendo proprio ora in Colombia ed è molto grave. Questo deve finire definitivamente nel Paese”.
“È il ritorno alle barbarie e al tempo stesso aumentano i problemi per il presidente Duque. La comunità internazionale continua a monitorare la violazione sistematica dei diritti umani, al vaglio di nuove analisi anche di Luis Pedernera, presidente del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia in Ginevra”, spiega Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina.
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