“Visitare un piccolo gregge di cattolici, con radici storiche profonde, che vivono tra religioni diverse, per dare loro sostegno e incoraggiamento”. È questo, ha detto il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, lo scopo principale del 32° viaggio apostolico del Papa, che si recherà in Thailandia e Giappone dal 19 al 26 novembre. Al centro del viaggio, ha proseguito Bruni, “l’incontro e il dialogo con le altre religioni, visti i legami storici, di grande stima e amicizia, con i buddisti in Thailandia e con i buddisti e gli scintoisti in Giappone”. Tra i possibili temi dei 18 discorsi, tutti in spagnolo, saranno probabilmente presenti anche “le sfide di un mondo che si secolarizza, tendenza questa molto marcata in Giappone”, come ha rilevato lo stesso Papa Francesco, nella Lettera ai vescovi del Giappone del 2017, in cui ha fatto cenno alla sofferenza dei giovani che può arrivare anche al suicidio o alla scelta dell’isolamento”. Oltre alla difesa dell’ambiente, nell’ottica della “chiamata alla vita nella sua pienezza”, l’ultimo motivo del viaggio – ha detto Bruni – è quello della pace, che sarà “al centro della tappa in Giappone e della visita a Nagasaki e Hiroshima”. “È un filo rosso che unisce i papi, da Benedetto XV a Francesco”, ha sottolineato il portavoce vaticano citando gli interventi dei pontefici sulla diffusione, la proliferazione e l’uso delle armi nucleari. “Il Papa si reca in Thailandia e Giappone”, ha riferito Bruni, “con stima per questi popolo che si forzano costruire armonia nelle rispettive comunità e contengono componenti etniche diversificate”, particolarmente in Thailandia, dove dagli Anni Ottanta il numero degli immigrati è sempre crescente. “Il Santo Padre compirà il prossimo viaggio con un senso di gratitudine per lavoro fatto dai due Paesi per i per preparativi – ha concluso il direttore della Sala stampa della Santa Sede – e con gioia: sappiamo bene del suo desiderio di recarsi come missionario in Giappone fin dall’inizio sua vocazione”.